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È un ribelle e in collegio non ci vuole stare, Leoncillo, quindi scappa attraversando di notte i boschi infestati di lupi della sua Umbria, ma a casa ci arriva, incolume, e ci resta giusto il tempo di venire scoperto.
Non gli piace stare in quell’istituto e gli studi tecnici non gli interessano; per il quattordicenne l’unica via di fuga dall’inquietudine è comportarsi in modo inaccettabile.
Il risultato è la bocciatura, ma a casa non la prendono bene. Orfano di padre dall’età di tre anni, la madre lo chiude a chiave in uno sgabuzzino per tutta l’estate affinché studi e rifletta sulle conseguenze della sua condotta.
Corre l’anno 1930, la stanzetta è angusta, c’è solo una finestrella che dà sul cortine ed è forse proprio lì che, per distrarlo, il fratello gli lascia un secchiello con della creta.
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