Bianca Brotto

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DAL GIRONE DELL'INFERNO AL BIGNÈ AL CIOCCOLATO

Veröffentlicht von am in PAROLE BELLE
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«Il girone dell’inferno si innescava ogni volta che Flavia tornava a casa con i quaderni pieni di segni rossi. Le ripetevamo di concentrarsi, ma i voti peggioravano, gli insegnanti si lamentavano, noi la aiutavamo con i compiti ma Flavia, le nostre spiegazioni, non le capiva. Non ti dico che nervi, per non parlare dello scoramento.

Ci sentivamo tutti sbagliati» racconta Nicola Monti che, per aiutare chi, come lui, patisce non solo i problemi scolastici, ma anche le discriminazioni e l’impreparazione che circondano la vita di un ragazzo con Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA),

ha scritto il libro «Quello che vorrei dirti», una guida pratica e rassicurante per comprendere le reali attitudini che fanno di un bambino un adulto realizzato con o senza DSA, dico io, perché il girone dantesco di ogni nostra relazione è quasi sempre caratterizzato dal prevalere delle nostre aspettative sull’accettazione e valorizzazione dell’altro così com’è. 

Nicola, con pazienza e amore, è passato dalle grida infernali dei voti bassi al premio sconfitta del bignè al cioccolato. «Prima di tutto volevo ricostruire il rapporto affettivo con Flavia - racconta - sanare la sua paura di fallire, soprattutto aiutarla a recuperare la fiducia in se stessa perché lei non condannava le mie inadeguate aspettative, ma la sua incapacità di soddisfarle. Con serenità le ho chiesto di aprirmi il suo mondo: come hai bisogno che ti spieghi?

Ho così compreso che Flavia il foglio lo vedeva a metà e che, oltre a sentire, necessitava di vedere ciò che le stavo insegnando. Ho iniziato a disegnare e adesso, se arriva un brutto voto, prima celebriamo in pasticceria l’impegno, poi pensiamo al risultato scolastico».

Si è messo a fianco di Flavia con amorevole dedizione, Nicola, scoprendo una figlia straordinaria che «con mente aperta, libera e fantasiosa, affronta i problemi con una natura e una visuale che le permettono di trovare soluzioni inaspettate» leggo in «Quello che vorrei dirti».

Non dobbiamo quindi stupirci che la lista dei dislessici famosi annoveri nomi, per citarne solo alcuni, come Churchill, Spielberg, Einstein, Leonardo da Vinci, Van Gogh, Beethoven e che alla NASA assumano DSA in quanto dotati della visione periferica che permette loro di notare ciò che sta attorno al focus centrale.

Nicola e sua moglie hanno compreso quanto costruttivo e liberatorio fosse il confronto con gli altri; mai nascondere un dubbio o un problema nemmeno a se stessi e mai giudicare, ma ascoltare sempre con benevola attenzione. E questo vale per tutti. Siamo invece talmente annebbiati dal «so tutto io» o dal «meglio che non si sappia» da non accogliere mai veramente l’altro.

Quanti danni «creano cattivi insegnanti e genitori impreparati» scrive Nicola e quanti ne arrechiamo noi allorché, invece che percepire in chi abbiamo di fronte un cuore pulsante, emettiamo verdetti autogol che evidenziano in realtà solo le nostre frustrazioni?

Esercitiamoci con umiltà nella visione periferica, perché ci permette di ampliare gli orizzonti dal nostro ombelico alle mille sfaccettature di tutte le dis-abilità, diverse abilità che ci mostrano gli infiniti mondi che si dispiegano oltre le sbarre della nostra mente.

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Amo la vita, sempre, anche quando non la capisco, anche quando soffro, ancor di più quando esplodo di gioia; trovo sia un’avventura straordinaria che si rinnova ogni giorno, al sorgere del sole.


Suono di rado, ma con amore, il pianoforte e canto mentre guido. Non ho tempo per le frequentazioni sterili, ma non guardo l’orologio quando un amico ha bisogno di me; l’amicizia è un dono meraviglioso e mi ha salvato la vita.

Mi piace leggere, lasciarmi rapire dai notturni di Chopin e riempirmi con un bel film.


Adoro il fuoco, la fiamma viva, il calore che mi trasmette. Amo viaggiare e vivere le emozioni della natura, dell’arte e degli incontri inattesi. Quando posso fuggo all’isola d’Elba dove, nell’incedere lento e potente del mare, mi rigenero.



Non mi annoio mai, trovo che il semplice esistere nel presente sia entusiasmante.

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