Bianca Brotto

Diffondiamo Bellezza

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biancabrotto

biancabrotto

Amo la vita, sempre, anche quando non la capisco, anche quando soffro, ancor di più quando esplodo di gioia; trovo sia un’avventura straordinaria che si rinnova ogni giorno, al sorgere del sole.


Suono di rado, ma con amore, il pianoforte e canto mentre guido. Non ho tempo per le frequentazioni sterili, ma non guardo l’orologio quando un amico ha bisogno di me; l’amicizia è un dono meraviglioso e mi ha salvato la vita.

Mi piace leggere, lasciarmi rapire dai notturni di Chopin e riempirmi con un bel film.


Adoro il fuoco, la fiamma viva, il calore che mi trasmette. Amo viaggiare e vivere le emozioni della natura, dell’arte e degli incontri inattesi. Quando posso fuggo all’isola d’Elba dove, nell’incedere lento e potente del mare, mi rigenero.



Non mi annoio mai, trovo che il semplice esistere nel presente sia entusiasmante.

NON È MAI L'ULTIMA SERA. È L'UNICA SERA.

Dopo un anno vissuto all’insegna della privazione della libertà, finalmente Heinz ha agganciato la roulotte alla macchina e attraversato la Germania piena di nuvole e acquazzoni, per trascorrere le vacanze di Pentecoste sulle rive dell’amato Lago di Garda.

L’uomo si ricorda ancora di quella notte emozionante del 1978 quando, a bordo di un maggiolino nero, era  partito con la sua famiglia alle due di notte da Amburgo, per la prima vacanza in Italia.

Seduti sul sedile posteriore, lui e suo fratello Peter erano rimasti incollati ai finestrini del ‘Käfer’ per buona parte dei 1200 chilometri che li separavano dalla meta. Giunti al Brennero, la polizia aveva controllato i documenti e chiesto se avessero niente da dichiarare e lì, i due bambini, avevano tremato perché, all’insaputa dei genitori, avevano nascosto in un tubetto di dentifricio tutti i loro risparmi.

Fra la frontiera austriaca e quella italiana, Heinz e Peter avevano discusso sul da farsi, decidendo poi di non dire nulla del capitale trafugato (50 marchi, circa 25 euro), per timore di perderlo. E invece, pochi metri prima del confine italiano,

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Il capitano si chiama Franco e di mettersi la cintura in macchina, non se ne parla. Lui adduce motivazioni quali la scomodità della fascia che, a causa della statura bassa, gli si posiziona all’altezza del collo, ma è una scusa che non interessa a nessuno, tantomeno ai suoi familiari che non si stancano di rimproverarlo.

Il compromesso raggiunto è che Franco, adesso, si mette sì la cintura, ma solo la fascia bassa che gli cinge il ventre.

Nessuno è riuscito a spuntare un risultato migliore fino ad un mercoledì di maggio, quando un luminoso ‘Bang' ha squarciato in due la vita del capitano, regalandogli la possibilità di guardare il mondo con occhi diversi. O di continuare a dormire.


Il fatto.


Franco è sulla sua ‘ammiraglia’ (come suole chiamare l’amata Alfa Romeo) fermo al rosso di uno dei tanti semafori del viale.

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«Signora C., le ribadisco qui davanti all’amministratore, che i cespugli del suo balcone sono troppo alti, attirano i passeri e io ho sempre il balcone sporco» afferma con tono perentorio la signora del secondo piano.

«Vede Sig. Amministratore - risponde calma l’accusata - ho messo la fioriera perché uso quello spazio esterno come ripostiglio e il verde è una vista più piacevole del mio disordine».

«Imparerà a tenere ordine, se è per questo - ribatte inviperita la vicina - le sue maledette piante sono un ricettacolo di uccelli che proiettano i loro escrementi sul mio balcone».

È il turno della signora A. che, rivolgendosi al giornalista del primo piano, esclama: «Non se ne può più dei gatti di sua moglie!»

«Guardi che noi non abbiamo gatti» risponde lui con tono pacato che, fuori casa da mattina a sera, di felini non ne hai mai visti.

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25 MAGGIO 2021
NEL GIORNO DELL'ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI GEORGE FLOYD
SAI COSA VUOL DIRE NASCERE CON LA PELLE NERA?

No, se non ci sei nato non lo sai, e non puoi nemmeno immaginartelo. Non è possibile comprendere cosa provi chi porta impresso un marchio impossibile da nascondere e che suscita negli altri un’immediata ansia data dalla rilevazione mentale di una diversità.

Le neuroscienze ci mostrano, infatti, che il diverso attiva nel nostro cervello una connessione neurale di possibile pericolo, ma sapere che in noi ci sono inconsce cause ‘strutturali’, non giustifica in alcun modo comportamenti violenti come quelli del drammatico caso che oggi ricordiamo. Uno per tanti. Uno per tutti.

IL FATTO

È il 25 maggio del 2020, sono da poco passate le 8 di sera a Minneapolis, in Minnesota, quando George Floyd, afroamericano di 46 anni, reo sospetto di aver pagato un pacchetto di sigarette con una banconota falsa da 20 dollari, viene deliberatamente soffocato da Derek Michael Chauvin, un ufficiale della polizia americana, che per 9 minuti preme con glaciale indifferenza il ginocchio contro il collo di Floyd, nonostante questi continui a implorare

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SE LE ASPETTATIVE NON SONO DESIDERI MA CATENE

Me lo ricordo benissimo, quel giorno, perché ero in ospedale a fianco di mia figlia nata da poche ore. In camera con me una primipara con il suo piccolo Matteo.

Era l’ora delle visite e i due bebè dormivano beatamente quando la stanza, con l’arrivo dei nonni paterni e del padre di Matteo, si riempì di chiacchiere e regali.

Quando il piccolo si svegliò, la madre lo prese in braccio dicendo: «Nonni, vi presento Matteo». La risposta dell’anziano patriarca in doppio petto blu, mi lasciò senza parole, ma non senza pensieri.

Disse: «Benarrivato Matteo, anzi, ingegner Matteo» aggiungendo che, in una famiglia di ingegneri, era il traguardo minimo che ci si potesse aspettare. La madre del piccolo abbassò lo sguardo velato di tristezza e, mentre marito e suocera tacevano rassegnati, il nonno, impettito, sorrideva soddisfatto a tutto campo.


Io osservavo la culla del più giovane ingegnere che avessi mai conosciuto e mi immaginavo cosa sarebbe successo se anche lui, come Lorenzo, avesse disatteso i diktat familiari.

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Sono seduta al PC che lavoro, quando sopraggiunge la notifica di un SMS; non posso guardarlo o rischio che mi si chiuda la schermata, vanificando quanto fatto finora.

Squilla il cellulare, butto un’occhiata per capire se posso evitare di rispondere e, nel farlo, scorgo l’icona delle mail che ne annuncia 5 non lette.

Attendo una risposta importante, apro la casella e trovo tre pubblicità e due bollette; mi disiscrivo dalle liste di chi mi invia promozioni non richieste e, mentre sto tornando alla schermata del PC, mio figlio mi chiede di pagare le tasse universitarie per potersi iscriversi all’esame.

Me ne occupo subito e “beep”, arriva un whatsup: i messaggi non letti sono dieci, li scorro velocemente, il cellulare suona, numero sconosciuto, potrebbe essere il corriere, rispondo e vengo travolta da un’ondata di parole sul trading online. La interrompo bruscamente.

Torno alla schermata del PC. Si è chiusa. Tutto da rifare.

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L’ho incontrata all’ombra di una quercia spogliata di tutte le foglie e pronta a rinascere, Anna. La sua voce sottile mi ha raccontato una storia. A volte fra sconosciuti le parole scivolano più facilmente e sorprendono per le intimità che svelano.

«Non l’ho mai fatto, sai, di starmene ai piedi di un albero senza fare niente - ha esordito Anna - Non faceva per me, non ne avevo il tempo. Avevo obiettivi da raggiungere, aerei da prendere, amici da frequentare e un lavoro impegnativo.

Ero super organizzata, tutto si incastrava e, solo adesso che osservo il film, mi accorgo di aver viaggiato a bordo di un treno dall’interno del quale vedevo il tempo correre, mentre io restavo ferma nello stesso punto, il punto di chi, nel tentativo di controllare la propria vita, non la vive.

Mentre la galoppata con i paraocchi procedeva, capitava che mia nonna mi dicesse: “Pensa di meno e affidati di più, dì semplicemente ‘Sia fatta la Tua Volontà’”, ma erano litanie d’altri tempi che, oltre a non comprendere, evocavano in me una quotidianità piatta con il rischio di un gran finale in croce.

E poi la vita era mia, come miei erano i sogni da realizzare e quel che contava era la mia determinazione fatta di responsabilità, attenzione verso il prossimo e sana spensieratezza».

Nella vita di Anna tutto funzionò a ritmo serrato fino all’alba di un giovedì; quel giorno la donna stava procedendo a bordo del vagone che conteneva tutti i suoi programmi, senza porsi troppe domande sulla destinazione finale del convoglio, quando l’ultima fermata la sorprese con una violenta inchiodata e lei si ritrovò sbalzata a terra, rotta fuori e dentro, piena di botte e senza più paraocchi addosso. Fine corsa.

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Ci accompagnano fin dalla nascita, ma possono condizionarci solo se non le conosciamo: sono le paure. Vivono nelle nostre profondità e, se vogliamo, possiamo osservarle. E accarezzarle.

Non è facile scoprirle perché sono abilissime nel nascondersi, ma focalizzando l’attenzione sui nostri comportamenti, alcune di loro, come la paura dell’abbandono, la paura del non valere e la paura del lasciarsi andare, si paleseranno ai nostri occhi.

Alfredo è un avvocato di grido, non l’ho mai visto senza giacca e camicia fresca di bucato (deve averne uno stock persino nell’armadio dell’ufficio).

Agli occhi del mondo è un vincente: sul lavoro difficilmente perde una causa, nella vita privata cambia donna ogni volta che finisce un tubetto di dentifricio, è un formidabile sportivo e, nelle conversazioni, eccelle grazie all’innata simpatia e ad una cultura onnicomprensiva dello scibile umano.

Un giorno, per caso (sempre che i casi esistano), Alfredo ha incontrato le parole di Pier Giorgio Caselli, un fisico, anzi un Maestro, che gli ha mostrato tre timori che accompagnano l’esistenza umana. Per il grande Alfredo accorgersi di averli tutti, è stato come ricevere un diretto alla testa da KO tecnico.

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«Tutto rosso?» urla nel cellulare una signora dall’umore temporalesco. Il battello spazzato dal vento fende le acque del Garda insieme alla trafila di insulti della donna, seduta sul ponte di prua.

Il tempo di porre fine alla litigata, che le invettive esondano già in un nuovo sfogo telefonico: «Come si fa ad essere così…? - impreca mentre l’orizzonte si tinge di tramonto - Uno che non sa fare una, dico una lavatrice, senza rovinare tutto, non è a cento.

E quell’altro? Degno figlio di suo padre! Fuori corso da quattro anni ma, poverino, è da capire. Due calci, altro che da capire! - tuona rabbiosa prima di concludere l’infuocato monologo - Minus habens anche l’impiegata!

Ci credi che ho ancora il water intasato perché quella non riesce a far venire l’idraulico? Una così l’hanno fatta su misura a Botticino!»

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L’errore è pensare che i problemi del mondo siano talmente gravi da non poter fare nulla, singolarmente, per risolverli; in realtà la salvezza dipende proprio da ognuno di noi e dal nostro desiderio di sincronizzarci sulle frequenze del bene.

Ci riescono i metronomi, a sincronizzarsi, ma anche le lucciole, i pesci, i cuori, gli uccelli, gli applausi…, quindi anche noi; è sufficiente allinearci sulla medesima frequenza e centrare un obiettivo comune a tutti, come quello di rigenerare il meraviglioso pianeta che ci ospita.

Insieme non possiamo fallire.

Il fenomeno della sincronizzazione è chiaramente visibile sia nelle realtà animate, sia in quelle inanimate come, ad esempio, nei metronomi che, posizionati in disaccordo su di uno stesso piano, si accordano e funzionano all’unisono.

Stessa cosa avviene in natura quando i maschi delle lucciole, nel rituale dell’accoppiamento, coordinano il loro ritmo di oscillazione lampeggiando tutti contemporaneamente.

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È una donna luminosa, Rita; ha figli sani, nipotini affettuosi, una professione di soddisfazione, una casa confortevole e amicizie autentiche. Eppure non è felice. Un tarlo profondo la consuma dentro: è un senso di colpa.

Mi chiedo: perché è così difficile liberarsi dal giudizio di avere fallito o di non essere stati abbastanza bravi? Potrebbe essere così arduo perché ciò da cui vorremmo affrancarci, non esiste?

Rita e Gianni erano ventenni quando si sono sposati e il loro matrimonio non ha funzionato. Nonostante ora siano divorziati e conducano una vita apparentemente senza problemi particolari, sia lei, sia lui, convivono con il tormento dell’errore che li avvolge con una massa informe di pensieri:

Non sono riuscita a dare un papà decente ai miei bambini”, “Non sono stato un padre all’altezza delle aspettative”, “Non ho capito che era troppo immaturo per avere figli”, “Non mi sono divertito quando ero ragazzo, cosa c’è di male se recupero il tempo perduto?”

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Posted by on in VIVERE CON PASSIONE

 

Chi lo afferma cade in genere, in errore perché accomuna Skudo®Wavehttp://www.skudowave.com a “prodotti schermanti” con i quali SkudoWave non ha nulla a che fare. Infatti Skudo®Wave non ha la finalità di schermare le onde elettromagnetiche, bensì di agire come prevenzione dal danno biologico al DNA che le radiofrequenze possono causare.

SkudoWave non scherma il telefonino e non interferisce pertanto con le prestazioni del dispositivo sul quale viene applicato; se infatti agisse come un prodotto schermante, il possibile danno arrecato dal telefono cellulare sarebbe addirittura maggiore in quanto il telefonino dovrebbe ricercare  continuamente nuove “celle” di ripetitori alle quali agganciarsi, con un aumento conseguente dell’eccitazione della batteria e quindi delle componenti vibrazionali della materia che compongono il telefonino.

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DIALOGHI VARI

LA MATURITA' di pintaudi

 D "Cos'è per te la maturità"?

 "Niente che ha a che fare con la morale, le ideologie, i valori, i concetti e le acquisizioni. L'unica maturità possibile è una capacità di introspezione che, volenti o nolenti, ci ritroviamo a fare nella vita. Solitamente questo avviene troppo tardi, addirittura molti muoiono prima di maturare veramente, o alcuni poco prima di morire, quando prendono coscienza che tutto il loro passato devono lasciarlo andare, e il loro futuro non esiste più. Solamente in circostanze realmente difficili, a tu per tu con il nulla, la persona è costretta a maturare realmente e, direi, definitivamente.
Infatti la vera maturazione non consente di tornare indietro. Quando accade durante la vita, accade rare volte e in degli istanti precisi, non è graduale. La vita, per come la si conosceva, non potrà mai essere come prima pur essendo, apparentemente, tutto invariato. E' come uno schiaffo, e non è mai dettata ad acquisire, ma sempre a perdere identificazioni."

 D "E possibile evitarlo?"

 "Non è possibile evitare le situazioni, ma è possibile che la maturazione avvenga prima, per una introspezione diciamo, "volontaria".

 D "Ma, in conclusione, cosa intendi per maturazione".

 "Se ti piacciono le definizioni, potrei dire che è banalmente una forma di lasciar andare. Si intende smettere di dare la responsabilità delle proprie disgrazie a chiunque: il mondo, gli altri, me stesso, ecc. Tu sei l'unico responsabile del tuo stato d'animo. Questo ti consente di vivere intimamente con te stesso, smettendo di cercare negli altri e nelle situazioni una forma di compensazione e fuga, o, al contrario, una forma di giudizio e di colpa. Infatti chi vive in questo stato, è costantemente verso l'esterno. Quando smette di andare verso l'esterno, allora colpevolizza se stesso o si compiace. E' costantemente fuori dal presente.

E questo è uno step. L'ultimo step è vedere che lo stato d'animo c'è a prescindere da un "me stesso", quindi a maggior ragione ora nemmeno tu hai meriti e colpe,perché non sei all'interno del processo, e nemmeno fuori. Non ci sei proprio, esiste solo un sentire, che cambia istante per istante. La vita è solo sentire.

 D "E gli organi di senso?"

 "Se intendi vedere, toccare, gustare, odorare, bé, è sempre un sentire. Puoi fare esperienza solo così. Questo porta ad una riduzione dell'attività mentale. Non esiste nessun'altra maturazione possibile."

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THE MATURITY ' of Pintaudi

 Q "What is for you the maturity"?

 "Nothing that has to do with morals, ideologies, values, concepts and possessions. The only possible maturity is a capacity of introspection that, like it or not, we are called to do in life. Usually this happens too late, even many people die before reaching a real maturity, or some others just before their death, when they become aware that they must let their whole past go, and their future has gone. Only in real difficult circumstances, face to face with nothing, people are forced to really mature and, I would say, definitely.

Effectively the true maturation does not allow you to go back. When it happens during our life, it rarely happens and in that exact moments, not gradually. Life, as we knew it, will never be as before although, apparently, all remains the same. It’s like a smack, and it is never given to acquire, but always to lose identifications. "

 Q "you can avoid it?"

 "You can not avoid the situations, but it is possible that the maturation comes first, through an introspection, let’s say," voluntarily".


 Q "But, in conclusion, what do you mean with maturation."

 "If you like the descriptions, I could say that it is trivially a form of letting go. It means to stop looking for a responsible for our own misfortunes: the world, the others, myself, and so on. You are the only one responsible for your state of mind. This allows you to live intimately with yourself, and stop looking for somebody else, or in other directions looking for a kind of compensation and escape, or, on the contrary, a kind of judgment and guilt. In fact, those who live in this condition, they are constantly moving outside. When they stop going outwards, then they make themselves feeling guilties or they are pleased. They are constantly outside the present-time (the right moment they are just living now).

And this is a step. The last step is to see that the mood exists independently from "myself", and even more so now not even you have any merit or fault, because you're not inside the process, nor even outside. You are not in there, what exists is a feeling, that changes moment by moment. Life is just feeling.

 Q "and the sense organs?"

"If you mean to see, to touch, to taste, to smell, well, it's always a feeling. It’s the only way You may have experiences. This leads to a reduction of mental activities. No other maturation is possible."

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COME TRASFORMARE LA CRONACA NERA IN ORO

Nella stragrande maggioranza dei telegiornali di tutto il mondo risuona con forza l’oscuro slogan pessimistico: “va tutto male”.
 La cronaca nera è un coacervo di tossine psichiche ed emotive che inquinano mente, cuore ed intestino. Rispettivamente vanno ad infilarsi presso: sistema linfatico, sistema circolatorio e apparato digerente. In questi tre luoghi possono prosperare, riprodursi e circolare.

 Attraverso l’accentuazione del dramma della morte, dell’omicidio, della perdita, del disastro o della mancanza, vengono introdotti atomi di sofferenza nel corpo energetico di milioni di persone contemporaneamente.

 I pochi esseri umani che tentano di sganciarsi dalla scia delle informazioni “nere” si ritrovano impossibilitati ad ignorare tali informazioni per “senso di colpa”. Alcuni gridano che il senso di impotenza provato davanti ad una notizia che accade dall’altra parte del mondo non deve fermare il movimento di interesse, compassione e indignazione che giustamente muove dall’intelletto e dal cuore. Poi si ritrovano a parlare della guerra per fermare la guerra. Non può funzionare.

 Non hanno ragione quelli che tengono la televisione accesa e il giornale quotidiano alla mano. Non hanno ragione quelli che spengono la tv, ignorando tutto, e si tappano le orecchie come fanno i bambini che non hanno la forza e il coraggio di sentire ciò che gli viene detto.

 Occorre trovare “la via che passa in mezzo”. Ricordate le parole del Buddha ? Se le corde sono poco tirate, il liuto (un tipo di chitarra indiana) non suona, ma se sono tirate troppo, esse si rompono. Quando le corde sono tese nel modo giusto, né troppo né troppo poco, il liuto può suonare in modo meraviglioso !

 Bisogna comprendere profondamente “come” si generano tutti gli eventi. Imparare a non confondere la causa con l’effetto !

 Ogni evento che accade nel mondo è un riflesso di ciò che accade nella vita psichica degli individui.
 Ogni persona, attraverso la sua emissione mentale, prodotta da pensieri ed emozioni, calibrati su frequenze diverse, genera la realtà intorno a sé.
 Ognuno si ritrova a vivere nello strato di mondo che sta creando.
 Quando parliamo invece di eventi che riguardano la collettività bisogna considerare la co-creazione di un grande numero di individui.

 Per generare eventi negativi di massa, ad esempio, occorre molta più energia e sincronizzazione di intenti di persone.
 Pensiero negativo e lamentela inquinano la mia vita, generando, per risonanza, eventi negativi e “sfortunati” nel mio quotidiano.
 Milioni di pensieri negativi e milioni di lamentele, prodotti da milioni di persone, producono eventi drammatici su scala collettiva.
 Una crisi economica si può generare solo come riflesso di una profonda crisi di valori interna.
 Violenza e rabbia represse e covate da un grande numero di esseri umani sono in grado di partorire eventi con un incremento di violenza ed atrocità che coinvolgono la massa.

 L’evento materiale è la giusta compensazione e realizzazione dell’incapacità psichica di elaborare e gestire singolarmente tali squilibri emozionali.

 La società non è malata, è malata la psiche degli individui.
 La mente si è trasformata in un mostro totalmente ingestibile che inghiotte, schiavizza e gestisce la vita delle anime sulla terra !

 Se si impara a non confondere la causa con l’effetto si capisce perfettamente come sia inutile combattere con l’esterno per curare l’interno.

 Se mi guardo allo specchio e vedo degli occhi stanchi, delle occhiaie e profondi segni di stress sul volto, non cercherò di colorare lo specchio con il fine di modificare il riflesso del mio stato interiore. Eppure questa è la strategia di molti. Lo specchio mi sta dicendo che non mi sto riposando, che sono stressato e non me ne curo, che c’è una fuoriuscita grande di energia individuale.
 Correre ai miei ripari vorrà dire prendermi cura di me, della mia vita, del modo in cui gestisco il mio lavoro, le mie relazioni e il mio riposo.

 Per questa ragione non bisogna ignorare le notizie e gli avvenimenti drammatici del mondo ma neanche allarmarsene.
 Ascoltandoli e prendendone coscienza possiamo comprendere noi stessi. Possiamo capire se anche noi abbiamo fatto la nostra parte, attraverso la nostra emissione mentale, a generare su scala collettiva eventi di violenza, dolore e divisione.
 Possiamo chiederci: “Io riesco a gestire, elaborare ed esprimere costruttivamente la mia rabbia ? Oppure ne sono vittima ?”; “Sono in grado di gestire e creare la mia realtà ? Oppure mi sento schiavo e vittima di un mondo che trovo ingiusto, e che quindi mi porta ad essere insoddisfatto e pieno di rancore ?”; “Riesco ad ascoltare gli altri ? Rispetto le differenze di pensiero e di opinione nella mia vita o no ? Riesco ad aprire il mio cuore ? Oppure vivo nella sofferenza e nell’egoismo ?”
 Non si può criticare e giudicare un mondo di quale siamo i creatori.

 Se uno non si prende cura del proprio giardino, non toglie le erbacce, non taglia l’erba, non cura le piante e i fiori, non si dovrebbe azzardare a criticare, giudicare o dare la colpa al giardino.
 Io non vado in allarme se ascolto e vedo eventi di violenza, divisione e ignoranza. Li guardo attentamente e prendo coscienza dell’inconsapevolezza spirituale che li genera. A quel punto, essendo parte del tutto, mi sento legittimato a prendermi cura ancora più di me stesso.

 In un certo senso, posso dire che ho imparato a trasformare la cronaca nera in “piombo che diventa oro”.
 Più sento che ci sono difficoltà ed energie pesanti, più aumento l’amore e la cura per me stesso e per la mia vita.
 Mi prendo la responsabilità degli eventi del mondo senza nessun carico o ansia.
 Ogni disavventura esterna mi ricorda di aggiustare l’interno.

 Mi occupo del mio giardino con amore, consapevolezza, verità e volontà.
 Lascio la libertà a tutti gli altri di scegliere gli strumenti più idonei alla loro evoluzione, compresa la sofferenza.
 Rispetto il sacro libero arbitrio altrui. E facendo questo rispetto anche il mio.

 

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HOW TO TRANSFORM THE CRIME CHRONICLE INTO GOLD

 In the vast majority of the TV news around the world strongly resounds this pessimistic obscure slogan: "everything goes wrong".

 Crime news are an accumulation of mental and emotional toxins that pollute minds, hearts and guts. Respectively they go inserting in: the lymphatic system, the circulatory system and the digestive system. In these three places they can thrive, reproduce themselves and freely circulate.

 By emphasizing the drama of death, of murder, loss, disaster or lack of, they are introducing simultaneously atoms of suffering into the body of millions of people.

 The few humans who try to break away from the wake of “Crime” information they find themselves unable to ignore such information due to a  "feeling of guiltiness". Somebody cries out that the sense of helplessness felt in front of some news that happen on the other side of the world should not stop the movement of interest, compassion and indignation that rightly moves by the intellect and the heart. Then they get together to talk about the war to stop the war. This cannot run.

 They have no reason those who hold the television on and the daily newspaper in their hands. They have no reason those that switch off the television, ignoring everything, and  shut their ears as children who do not have the strength and the courage to hear what it has being said to them.

 We need to find "the way that goes in between." Do you remember the words of the Buddha? With strings too loose, the lute (a type of guitar Indian) does not sound, Tighten the them too much, they will break apart. Not too loose, not too tight, the lute sounds nice!

 We must deeply understand "how" all events happen. We must learn not to mix causes and effects!

 Every event that happens in the world is a reflection of what happens in the mind of people.

 Every person, through his mental issue, produced by thoughts and emotions, calibrated on different frequencies, generates the reality around him.

All of us are living in the layer of the world that we are creating.

 But when we talk about events that concern the society we must consider the co-creation of a large number of individuals.

 To generate negative mass events, for example, you should use much more energy and synchronization of intents of people.

 Negative thinking and complaint pollute my life, while they generate, for resonance, negative and "unlucky" events in my daily life.

 Millions of negative thoughts and millions of complaints, produced by millions of people, produce dramatic events on a collective scale.

 An economic crisis can be generated only as a reflection of a deep crisis of inside values.

 Violence and repressed and brooded anger from a large number of human beings are capable to deliver events with a growth of violence and atrocities that involve masses.

 The material event is the right compensation and realisation of a psychic inability to individually process and manage such emotional imbalances.

 The company is not sick, sick psyche of individuals.

 The mind has become a monster that totally unmanageable, that swallows, enslaves and manages the life of the souls on earth!

 If you learn not to confuse cause and effect you perfectly understand that it is useless to fight with the outside world to treat the inside.

 If I look at myself in the mirror and I see my tired eyes, dark circles and deep signs of stress on my face, I do not try to paint the mirror with the aim to change the reflection of my inner state. But this is the strategy of many. The mirror is telling me that I'm not resting, I am stressed out and I do not care of it, there's a large spill of individual energy.

 Running my shelter will mean to take care of myself, of my life, the way I manage my work, my relationships and my rest.

 For this reason we must not ignore the news and the dramatic events of the world but not even be worried.

 Listening to them and becoming aware of them, we can understand ourselves. We can see if we have done our task, through our mental issue, to generate scale collective events of violence, pain and division.

 We can ask: "Can I manage, develop and express my anger constructively? Or am I a  victim? "; "Am I able to manage and create my reality? Or do I feel slave and victim of a world that I find unfair, and that leads me to be unhappy and resentful? "; "Can I listen to the others? Am I respecting or no the differences of thoughts and opinions in my life? Am I opening my heart? Or Am I living with suffer and selfishness? "

 You cannot criticise and judge a world  that we have created.

 If someone does not take care of his garden, not weeding, not cutting the grass, the plants and the flowers, he should not dare to criticise, to judge or blame the garden.

 I do not become worried if I hear and see events of violence, division and ignorance. I carefully look at them and I take the spiritual consciousness of unconsciousness that produces them. At that point, as I’m part of the whole, I am even more entitled to take care of myself.

 In such a way, I can say that I have learned to turn the crime in "lead that turns to gold."

 The more I hear that somewhere there are difficulties and heavy energies, the more I increase love and care for myself and for my life.

 I take the responsibility for the whole world events without any load or anxiety.

 Every external mishap reminds me to adjust the inside.

 I take care of my garden with love, understanding, truth and desire.

I give to all the people the freedom to choose the most appropriate instruments for their development, including the suffering.

 I respect the sacred free will of other people. And in doing so even with mine.

 Because I choose to create and manifest a wonderful world around me. Humanity gets "always" what tit has chosen. A choice made in the truth, honesty and  clear love of the heart, always shows itself, wherever and however.

 (Andrea Zurlini)



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Il bisogno di essere amati

è solo una cattiva interpretazione della profonda voglia

di essere amore

Luca D'Alessandro

 

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Charlie Chaplin – as I began to love myself
As I began to love myself I found that anguish and emotional suffering are only warning signs that I was living against my own truth. Today, I know, this is “AUTHENTICITY”.
As I began to love myself I understood how much it can offend somebody if I try to force my desires on this person, even though I knew the time was not right and the person was not ready for it, and even though this person was me. Today I call it “RESPECT”.
As I began to love myself I stopped craving for a different life, and I could see that everything that surrounded me was inviting me to grow. Today I call it “MATURITY”.
As I began to love myself I understood that at any circumstance, I am in the right place at the right time, and everything happens at the exactly right moment. So I could be calm. Today I call it “SELF-CONFIDENCE”.
As I began to love myself I quit stealing my own time, and I stopped designing huge projects for the future. Today, I only do what brings me joy and happiness, things I love to do and that make my heart cheer, and I do them in my own way and in my own rhythm. Today I call it “SIMPLICITY”.
As I began to love myself I freed myself of anything that is no good for my health – food, people, things, situations, and everything that drew me down and away from myself. At first I called this attitude a healthy egoism. Today I know it is “LOVE OF ONESELF”.
As I began to love myself I quit trying to always be right, and ever since I was wrong less of the time. Today I discovered that is “MODESTY”.
As I began to love myself I refused to go on living in the past and worrying about the future. Now, I only live for the moment, where everything is happening. Today I live each day, day by day, and I call it “FULFILLMENT”.
As I began to love myself I recognized that my mind can disturb me and it can make me sick. But as I connected it to my heart, my mind became a valuable ally. Today I call this connection “WISDOM OF THE HEART”.
We no longer need to fear arguments, confrontations or any kind of problems with ourselves or others. Even stars collide, and out of their crashing new worlds are born. Today I know “THAT IS LIFE”!

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