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Il blog felice
Der Blog vom Glück
The happy blog

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Posted by on in NUOVI ORIZZONTI

Terry si è rotta il femore. Perfetto.

Siamo infatti qui per godere di ogni istante, in modo particolare nell’autunno del nostro cammino quando, con l’inverno inesorabile alle porte, non possiamo rischiare di morire senza aver vissuto bene.

Come si fa? «Non essere sempre centrati sulla gestione della paura e dell’autodifesa per via degli orrori che il mondo ci scarica addosso - dice Don Rinaldo Bellini - ma spendere talmente bene il nostro tempo, da farci trovare costantemente intenti a vivere e non a sopravvivere così che, quando la morte arriverà, possa non sorprenderci».

L’importante è non peccare, cioè non «mancare il bersaglio» dell’esistenza che, in ultima analisi, è non riuscire a percepire l’amore (da a-mors, assenza di morte) nel quale siamo immersi.

Il nostro tesoro, infatti, è proprio ciò che ci rotola addosso ogni giorno anche quando la paura o la sofferenza non ce lo fanno percepire come tale. 

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In questo giorno dedicato alla commemorazione di coloro che sono già partiti per il «grande viaggio» e che immagino felici al sole su una meravigliosa isola in attesa che li raggiungiamo, le parole di Rudolf Steiner inondano il mio e nostro cuore aiutandoci a comprendere la natura del traguardo che tutti ci attende.

«Vista dal mondo fisico - afferma Steiner - la morte ha certamente molti aspetti dolorosi» perché la vediamo solo da un lato. «Quando però si è morti, la si vede dall'altro lato. Lì essa è l'evento più gratificante, più completo che si possa vivere, perché lì essa è una realtà vivente.

Ciò che conta è che noi impariamo a percepire che colui che è passato attraverso la soglia della morte, ha soltanto assunto un'altra forma di vita.

E dopo la morte si trova, per il nostro sentire, come uno che, per i casi della vita, abbia dovuto recarsi in un paese lontano nel quale noi potremo raggiungerlo solo più tardi. Cosicché noi non abbiamo altro da sopportare che un tempo di separazione.

Ma questo deve venir percepito vivamente attraverso la scienza dello spirito».

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“Arriva sempre prima o poi il giorno in cui non puoi più far finta di niente. Il mal di vivere ti sta sommergendo. Devi fare qualcosa - racconta Susy Bombana nel suo libro ‘Spirit’ - Mi sento un sacco vuoto dove nemmeno il nulla trova spazio.

Ho 53 anni e sulle spalle porto di tutto”. Per uscire dall’impasse Susy decide di calpestare un tratto del Cammino di Santiago.

Il primo giorno, sovrastata da fatica ed emozioni, si sente male. “Entro in un bar, inizia a girarmi la testa, mi siedo”. La donna perde i sensi e, mentre cercano invano di rianimarla, viene attraversata da una scarica elettrica. È un tuono fortissimo che la porta via.

“Sono entrata in un tunnel, un canale di luce bianca, calda, corposa - racconta - Era una bellissima sensazione. In un attimo ero in un altro luogo. La luce mi stava travolgendo con la dolcezza del suo calore. Leggera come una piuma volavo sulla testa delle persone che in quel momento erano all’interno del locale preoccupate per un corpo riverso a terra”.

Susy sentiva urli, tristezza e parole a lei incomprensibili e avrebbe desiderato dir loro che stava bene, ma dalla bocca non le usciva alcun suono. 

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È lunedì 19 agosto, un giorno qualsiasi di una settimana qualsiasi. Valeria è appena uscita dal supermercato di Rho quando, avvicinandosi alla macchina, trova sul parabrezza un regalo.

Il primo pensiero è che si tratti di uno sbaglio e io mi chiedo: perché? Non siamo forse creature meravigliose che si meritano tutto il bene del mondo?

Se non ci sentiamo tali facciamoci qualche domanda prima di tornare da Valeria per leggere insieme a lei il biglietto incollato sul pacchetto che recita:

“Ciao, questo libro è per te! Amo leggere, odio buttare i libri e casa mia è piccola, quindi ho deciso di ‘salutarli’ così. Se non lo vuoi, per favore, non buttarlo. Lascialo su una panchina, su un’auto o in metropolitana. Magari qualcuno lo sta aspettando. Buona lettura”. 

Nessuna firma né dettaglio per risalire al mittente. Valeria scarta l’involto e si ritrova fra le mani il romanzo “Una piccola lavanderia a Yeonnam” di Kim Jiyun con, in copertina, la frase: “A volte basta un gesto gentile per ritrovare la felicità”. Esatto!

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«Proviamo a vedere alcune ‘cose’ in chiave prosaica e poetica - racconta Stefano Piroddi che, ad un gruppo di ragazzini, aveva chiesto di cercare sul web la parola ‘stella’ - I ragazzi lessero: “Agglomerati di gas che…”.

Questa è la definizione scientifica, ma quando rivolsero il quesito a Confucio, costui disse: Le stelle? Fori nel cielo attraverso i quali filtra la luce dell’infinito».

Lo scrittore cagliaritano aveva in seguito posto loro la stessa domanda in riferimento alla parola ‘rugiada che sul web veniva descritta come “una precipitazione atmosferica in forma liquida che…” e che Jim Morrison, musicista poeta, «definì: Le lacrime di gioia di un fiore al risveglio del mattino». 

Notando che le definizioni poetiche avevano emozionato i ragazzi, Stefano aveva concluso:

«Ecco come si governa l’invisibile, andando a trovare e valorizzare il lato poetico dell’esistenza che, dal più piccolo ciuffo d'erba alla più grande e importante delle stelle dell’universo, ha in sé un lato materiale esprimibile in termini prosaici e un lato spirituale esprimibile solo in termini poetici.

La spiritualità non è la religione, ma la poesia con cui definisci te stesso in rapporto all'essenza poetica di ciò con cui ti relazioni».

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