Madonna di Campiglio, gioiello incastonato tra le Dolomiti del Brenta, antiche custodi che disegnano in cielo profili maestosi, luogo di rigenerazione per l’anima che, fra foreste di abeti, volpi furtive e timidi camosci, ritrova se stessa.
D’inverno fiocchi immacolati trasformano il paesaggio in un regno incantato dove il tempo rallenta, il respiro prende il ritmo della montagna e gli sciatori, pennellate variopinte su tela bianca, danzano sulle piste.
Qui, in una piana ad alta quota, viveva Sergio. L’anziano pastore, accompagnato dallo sguardo nascosto del francolino di monte, conduceva nei mesi estivi le capre ai pascoli fioriti lungo ruscelli scintillanti, mentre nella stagione del candore offriva volentieri una tazza di tè agli escursionisti che si spingevano fin lassù.
Un giorno passò un giovane stanco e inquieto. «Come fai a vivere qui senza rumori e senza parole?» chiese con voce carica di frenesia cittadina.
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