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Il blog felice
Der Blog vom Glück
The happy blog

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PAROLE BELLE

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Ogni settimana
ho innaffiato un seme
che è diventato un fiore, infine un libro

LA BELLEZZA NEL QUOTIDIANO 

per racchiudere gli articoli pubblicati sul Giornale di Brescia

per dar voce alla bellezza che, sempre e comunque, impregna l'esistenza

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«Una mattina di 40 anni fa, mentre mi facevo la barba ed ero davanti allo specchio con le guance insaponate - racconta sul palco di Ted con voce serena Arnaldo Graglia - mi sono chiesto cosa volessi fare da grande. Ero libero, il mio lavoro di manager mi piaceva, avevo denaro, perché dunque quella domanda?» 

Arnaldo in quell’istante percepì che oltre quella sua felicità doveva esserci molto di più e sentì che per sfiorare quel ‘di più’, avrebbe dovuto rinascere.

«In 24 ore - continua - ho abbandonato le vecchie abitudini che servono a sopravvivere, ma non a crescere, quali la mondanità, il tennis e gli amici con i quali la sera uscivo a divertirmi. Non ho mollato il lavoro dal quale mi sarei sganciato più tardi e sono qui, 40 anni dopo, a dirvi cosa ho scoperto».

Arnaldo paragona il suo percorso a un nuovo progetto che, per essere sviluppato, «andava coltivato con intenzione, pazienza, perseveranza, sentimento e attenzione verso gli altri». L’obiettivo finale era connettersi con tutto ciò che lo circondava: persone, animali, natura, cose. 

Da dove cominciare? «Dal non nuocere agli altri - dice - ma a me che non ero un santo e avevo le mie antipatie serviva un addestramento; lo trovai nell’amorevole gentilezza, una pratica che genera un effetto simile a quello della primavera quando, dopo l’apparente morte invernale, al primo raggio di sole spuntano germogli e fiori.

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Entro trafelata nel supermercato passando sotto l’enorme scritta ‘aperto 7 giorni su 7’. Noto che anche il vicino panificio si è adeguato. Cosa direbbe Costantino?

Un messaggio sul cellulare mi avvisa che se non risponderò entro un’ora a una domanda sull'annuncio che ho pubblicato, la media del mio tempo di reazione, e di conseguenza il mio punteggio di venditore, si abbasseranno. Ma è domenica! Perché non modificano l’algoritmo inserendo nei calcoli il giorno di riposo settimanale? Costantino sarebbe d’accordo.

Come se non bastasse, sempre di domenica, una voce femminile mi contatta sul cellulare per scaricarmi addosso una raffica di imperdibili promozioni.

E i corrieri? Che cosa penserebbe Costantino del loro arrivare anche nei giorni di festa? Qualcuno sostiene sia una bella comodità, ma io mi chiedo: dov’è finita la domenica intesa come tempo di quiete? 

Chi ha concesso alle attività l’apertura ‘no stop’ ha mai riflettuto sulla decisione dell’imperatore romano Costantino il Grande di istituire, in tutto l’impero, il giorno di riposo settimanale?

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«Mi piace tantissimo questa foto scattata per caso» mi racconta la giovanissima fotografa Martina Dall’Oglio.

«Come hai fatto a creare questo effetto?» domando.

«Niente! C’era una fonte luminosa che entrava nella stanza e, all’improvviso, se ne è aggiunta un’altra creata da un raggio di sole che, riverberando in uno specchio, è diventato un secondo faro. I due fasci, incontrando il bicchiere, hanno prodotto le due ombre».

L’entusiasmo di Martina è contagioso. Continua: «Quel che mi ha colpito non è tanto lo scatto, che comunque adoro, ma l’appuntamento con quell’istante venuto a ricordarmi che la separazione è solo un’illusione perché, in realtà, il due fa sempre uno». 

Le parole della ragazza mi si attorcigliano addosso, il mio sguardo resta fisso sull’immagine: vedo un calice, poi due, poi tre, ma il bicchiere resta sempre uno.

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Quella di Dodo e di Paco è una storia vera. È Paco il primo a presentarsi: “Sono un cavallo da tiro, ma mi considero quasi un insegnante perché collaboro col professore nel far capire ai ragazzi come domare i cavalli, riconoscere i finimenti, eseguire una ferratura o una doma agli attacchi. Alle lezioni di anatomia e zoognostica mi metto immobile e mi lascio osservare”.

Paco abita nelle stalle di un Istituto Tecnico Agrario dove, un mattino, scopre di essere stato destinato al macello. Racconta: “Dovevo immaginare che sarebbe finita in questo modo; da qualche anno ormai sono, diciamo così, a mezzo servizio.

Non riesco più a fare quello che mi ha reso famoso. Ho dovuto dire addio alle numerose manifestazioni perché sono stato colpito da una forma di laminite, una malattia molto seria. E pensare che ero forte, e vincevo gare a non finire! Ma ora non posso più fingere con me stesso”.

Fra gli allievi della scuola c’è Dodo, un ragazzo discalculico che si sente diverso dai compagni, perché ha difficoltà con i numeri.

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