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Il blog felice
Der Blog vom Glück
The happy blog

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“L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme.

Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più.

Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio”. 

Nel leggere questo scritto di Calvino, il racconto di un’amica mi scorre dentro, insieme all’acquamarina del suo sguardo: «Succedeva 15 anni fa mentre stavo traslocando - racconta - per andata ad abitare sulle colline vicino a un grande carpino.

Non era solo per avvicinarmi all’albero che mi spostavo, sai? In verità speravo che, abitando lassù, la mia vita, seppur con gli stessi attori, sarebbe cambiata.

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Seduti per terra su vaporosi cuscini rossi, quelle che sembravano chiacchiere fra cugini riuniti dai nonni per la consueta cena natalizia, furono semi gettati sul terreno fertile di un’esistenza che, da quel momento, cambiò.

Quella sera Antonia aveva raccontato dei suoi studi in una prestigiosa università romana, Gianni del suo primo impiego da neo laureato, Stefano, al quinto anno di liceo, del suo improponibile sogno di studiare alla Bocconi.

«Non arrenderti Ste, tu hai grosse capacità. Magari trovi una borsa di studio» avevano insistito i ragazzi.

Pochi giorni dopo, in macchina con la madre e il fratellino nel tragitto di ritorno verso Bari, Stefano disse che avrebbe voluto provare il test della Bocconi.

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Nasce con noi e si annida in qualche anfratto delle nostre cellule, il dubbio che la vita “non possa essere tutta qui” e mentre tagliamo traguardi socialmente degni di nota, quel tarlo nascosto nelle nostre profondità non ci molla e attende paziente l’occasione per uscire allo scoperto. 

Alexis Carrel, biologo e chirurgo francese insignito nel 1912 del premio Nobel per le scoperte sulle tecniche di sutura dei vasi sanguigni e i trapianti di tessuti e organi, “assorbito dagli studi scientifici, si era convinto che al di fuori del metodo positivo non esistesse certezza alcuna.

Rifugiato in un indulgente scetticismo, la ricerca delle essenze e delle cause gli sembrava vana e solo lo studio dei fenomeni, interessante.

Il razionalismo soddisfaceva interamente il suo spirito, ma nel fondo del suo cuore si celava una segreta sofferenza, la sensazione di soffocare in un cerchio troppo ristretto, il bisogno insaziabile di una certezza” sul senso della vita e della morte che razionalità e positivismo non riuscivano a fornirgli.

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Dopo aver lavorato in banca per anni, Bronnie decise, per un periodo della sua vita, di accompagnare i malati in fin di vita al traguardo finale, o iniziale a seconda del versante dal quale lo si guardi.

Dei suoi incontri mi ha colpito quello con Rosemary, una ex dirigente di una multinazionale che “aveva scalato la piramide aziendale fino ai livelli più alti molto prima che le donne occupassero questo tipo di posizione nel mondo del lavoro” racconta.

L’infelice matrimonio che la giovanissima Rosemary si era lasciata alle spalle le aveva indurito cuore e mente, trasformandola in una donna arrivista dal fare intimidatorio.

Adesso che la fine del viaggio stava arrivando, Rosemary, spaventata e sola, continuava ad attaccarsi tenacemente al suo fare dispotico facendo programmi per il futuro e respingendo chiunque le si avvicinasse.

“Non sopporto che tu sia sempre felice e che canti continuamente” disse un mattino a Bronnie.

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Posted by on in RAGGIUNGERE IL SOGNO

Cosa faccia Sergio ogni giorno dalle 11 e 30 a mezzogiorno non lo sa nessuno, in azienda. L’agenda condivisa con la segretaria e il personale segnala sempre un impegno marcato in rosso che, nel linguaggio interno, significa: non disturbare per alcun motivo.

Sono anni che quella mezz’ora intoccabile è oggetto di borbottii e illazioni. 

Ore 15. Macchinetta del caffè. Sergio sta bevendo una cioccolata calda quando arriva Antonio, un neo assunto che, con fare indifferente, gli chiede: «Tutto bene?» «Sì, grazie. Tu?» «Anch’io se non fosse per un tarlo che mi tiene sveglio pure di notte».

«Mi spiace» dice Sergio.

«Anche a me» sorride Antonio. Silenzio. Riprende: «Forse potrebbe aiutarmi».

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