È il cappellino rosa a forma di barchetta ingentilita che balza all’occhio avvicinandosi al primo tavolo del ristorante a bordo lago. I commensali, distribuiti attorno alla circonferenza immacolata della tovaglia di lino, stanno attingendo a generosi vassoi di antipasti.
Ada si sporge all’indietro e, appoggiandosi alle spalle del marito, chiama sua cugina Giulia che è seduta un posto oltre lei. «Finalmente ci vediamo - esclama - ciao». Giulia ricambia il saluto. «Ti trovo proprio bene - frizza Ada - sei ingrassata».
«Tante grazie!» ribatte scocciata Giulia che, senza troppo dare nell’occhio, si alza e raggiunge il tavolo a fianco dove zia Carla sta borbottando a zia Bruna di quel cappellino rosa che proprio non si può vedere, «tipico gusto americano e poi ha sbagliato il colore del rossetto che tira all’arancione; le americane non sanno cosa sia il buon gusto e pretendono di insegnarlo a noialtre».
Giulia ha sentito abbastanza e, sfiorando le velette delle zie, si sposta all’altro tavolo dove il cugino di Roma sta parlando del parente seduto vicino al banco bar che «quarant’anni fa ha venduto i titoli per comprare casa alla badante fregandosene dei figli». Giulia procede oltre dirigendosi verso i nonni.
Nonna Gilda ha appena fatto scorta nel piatto di gamberetti e, dopo averne messo in bocca uno e aver esclamato quanto disgustoso sia, li sta offrendo alla consuocera che risponde: «Grazie tante, tieniteli pure».
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