Bianca Brotto
Diffondiamo Bellezza
È SEMPRE IL TEMPO DI QUESTO MOMENTO
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Ieri mi è caduto addosso il tempo. È successo quando Lara mi ha raccontato la sequela degli appuntamenti quotidiani che la stringono in un’affannosa morsa. Anche i suoi figli sono tempestati di impegni e persino i nonni. L’impressione è che qualcuno li rincorra. Sempre.
Osservo il giorno che nasce con una tazza fumante di tè in mano; i volti delle persone che vorrei incontrare, e alle quali nemmeno riesco a telefonare, mi scorrono innanzi mentre un pensiero inedito sbaraglia tutti gli altri: “Non è vero che non hai tempo, è sempre il tempo di questo momento”.
Mi fermo. Il colore dell’aurora riempie l’aria. “È sempre il tempo di questo momento” mi ripeto mentre sorseggio il tè e mi godo il calore del liquido che mi scalda dentro; la sensazione di questo istante si dilata all’infinito, l’attimo si fonde con l’eternità. Sono qui. Niente passato, niente futuro. Solo respiro, osservazione, respiro.
Che sia un’illusione quella di non avere mai tempo? Non è che quando lo pensiamo lo creiamo perché non siamo nel presente? Ce la giochiamo sulla presenza, quindi, questa passeggiata sulla Terra?
Mi viene in mente la storiella del discepolo che chiese al suo Maestro spirituale quanto ci avrebbe impiegato, se avesse lavorato con zelo, a raggiungere l’illuminazione. L’uomo rifletté prima di rispondere: «Dieci anni».
Lo studente incalzò: «Ma se mi sforzo davvero tanto praticando molte ore, posso riuscirci più velocemente?».
Il Maestro rispose: «Se farai così ci impiegherai vent’anni».
Il ragazzo insisté: «E se dedico tutte le mie forze con costanza e diligenza meditando notte e giorno?»
Il saggio replicò: «In questo caso ti ci vorranno trent’anni».
Scorato il discepolo disse: «Non capisco. Perché quando vi dico che lavorerò più duramente, voi rispondete che mi ci vorranno più anni?»
Il Maestro rispose: «Quando tieni un occhio rivolto al traguardo, hai solo un occhio rivolto al sentiero».
Il nocciolo della questione vita, quindi, pare non dipendere dalla quantità del fare quotidiano, ma dall’essere presenti in quel che facciamo.
Scrive il monaco buddhista Thich Nhat Hanh morto tre settimane fa all’età di 95 anni: “Il mio nome, Nhat Hanh, significa ‘una sola azione’. Per molto tempo mi sono chiesto quale azione fosse. Poi ho scoperto che la mia unica azione è essere la pace e portare la pace agli altri.
Tendiamo a pensare in termini di fare e non in termini di essere. Pensiamo che quando non facciamo nulla, stiamo sprecando il nostro tempo. Ma questo non è vero. Il nostro tempo è principalmente lì per noi. E questo è ciò di cui il mondo ha più bisogno. Abbiamo tutti bisogno di allenarci ad essere e da lì far nascere ogni nostra azione. La nostra qualità di essere determina la nostra qualità di azione”.
Che magnifica occasione abbiamo ogni giorno per onorare il dono della vita con il nostro essere pura presenza! Ma siamo anche liberi di non farlo, come siamo liberi di andare al cinema e, invece che goderci il film, chiudere gli occhi e dormire.
Il film resterà comunque lì ad aspettarci per quando torneremo a vederlo. Nel frattempo, gustiamoci un buon tè.
#12febbraio2022
#GiornaleDiBrescia