Bianca Brotto
Diffondiamo Bellezza
LA PAURA DELLA VERITA' ALIAS IL MAL DI VIVERE
- Font size: Larger Smaller
- Hits: 1761
- 0 Comments
- Subscribe to this entry
- Bookmark
È perché ne vedo troppe di malattie che le parole di Alejandro Jodorowsky mi costringono a osservare la realtà dalla prospettiva di chi ha sperimentato come, inconsciamente, i primi a non voler guarire siamo noi.
«L’atto terapeutico è una strana battaglia: si lotta strenuamente per aiutare qualcuno che innalza tutte le barriere possibili per provocare il fallimento della guarigione - scrive Jodorowsky - In un certo senso, per chi è malato, il guaritore è una speranza di salvezza e contemporaneamente un nemico».
La mia perplessità nel leggere queste parole viene chiarita dal prosieguo del testo.
«Chi soffre teme che gli venga rivelata la fonte del suo male di vivere per cui vuole un sedativo, qualcuno che lo renda insensibile al dolore, ma non desidera assolutamente cambiare, non vuole che gli si dimostri che i suoi problemi sono la protesta di un’anima rinchiusa nella prigione di un’identità fasulla».
La fonte del nostro mal di vivere, secondo Jodorowsky, è il nostro cervello primitivo che ci porta, come gli animali, a difendere il nostro territorio (casa, familiari, attività e, soprattutto, il nostro corpo che la mente identifica con la vita stessa).
Eppure chi comanda «è un individuo con limitazioni che corrispondono al proprio livello di coscienza.
Più il livello di coscienza è elevato, più grande è la libertà» di espandere il territorio personale «all’universo intero e alla totalità degli esseri viventi», cosa non possibile se non decidiamo di lavorare sulla ferita originaria dei «condizionamenti fetali, famigliari e sociali».
Alejandro spiega che, per «realizzare la mutazione nella quale il sofferente riesce a vivere con gratitudine il miracolo di essere vivo», è indispensabile diventare consapevoli dei propri meccanismi di difesa, gli stessi che gli animali usano nei confronti dei predatori: fingono di essere morti, «si ricoprono di squame chitinose, si nascondono nel fango, trattengono il respiro e perfino i battiti del cuore.
L’essere umano fa lo stesso: si blocca, finisce in un circolo vizioso di gesti ripetitivi, desideri, emozioni, pensieri, e vegeta in questi limiti ristretti rifiutando ogni informazione nuova, immerso nell’incessante ripetizione del passato».
Secondo il regista, attore e scrittore, in definitiva, fuggiamo costantemente dalle nostre profondità cercando nelle sensazioni superficiali un’anestesia e non accorgendoci che «ogni malattia è una mancanza di consapevolezza impregnata di paura».
Come potremmo saperlo, dice Jodorowsky, se fin da bambini, a causa dei divieti che ci vengono imposti senza spiegazioni, ci alleniamo ad accettare l’incomprensibile e a non essere ciò che siamo pur di evitare punizioni e, soprattuto, pur di sfuggire il castigo più grande, quello di non essere amati (curati, nutriti) che metterebbe a repentaglio la nostra sopravvivenza?
Sono parole forti e non facili, quelle di A.J., e io mi chiedo: mentre i granelli di sabbia scorrono veloci lungo la clessidra della vita, vogliamo provare a espandere i nostri limiti per scoprire chi siamo veramente, o continuare a vivere anestetizzati aspettando che sia troppo tardi?
Sant’Agostino dice “Supera te stesso e supererai il mondo”.
Noi, cosa diciamo?
----------------
LIBRO RACCOLTA ARTICOLI 2020 - 2023
#16marzo2024
#GiornaleDiBrescia
LEGGI GLI ALTRI ARTICOLI