Bianca Brotto
Diffondiamo Bellezza
SE IL DOMANI SUONA CON TUTTA L'ANIMA
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È il suo grazie che mi rimbomba dentro, insieme alle sue lacrime. A volte vanno a braccetto, gratitudine e dolore, come se l’una sgorgasse dall’altra e soffrire fosse la via obbligata per ritrovare se stessi.
Preferisco credere che così non sia anche se spesso accade che, sfiorando l’abisso, l’essenza di chi siamo emerga innescando un luminoso turbo che realizziamo di avere solo in quel frangente.
Giovanni Allevi ha esordito con “All’improvviso mi è crollato tutto” sul palco dell’Ariston di San Remo, ma io non l’avevo visto. Su suggerimento di un’amica ho recuperato l’intervento sul web: un’ondata di emozione e pura bellezza.
“Ho perso il mio lavoro, i miei capelli, le mie certezze, ma non la mia speranza e la voglia di immaginare”. Immaginare, in me mago agere, eccolo il primo turbo che si è attivato e che nel suo brano Tomorrow (domani), “suonato con tutta l’anima”, ha reso melodia.
Ascolto a occhi chiusi le dita di Giovanni danzare sulla tastiera del pianoforte, è come se cantassero una canzone: alla prima strofa mi vedo correre in un prato cesellato di fiori, farfalle e risate argentine, alla seconda cala sottile una nota di malinconia ma poi la tonalità cambia, sta per succedere qualcosa…
... resto sospesa nell’attesa e subito vengo sbalzata dal ritornello in un mondo di speranza che la partenza con la sola mano destra magnificamente crea;
vedo una mongolfiera che si è già staccata da terra, corro, riesco a salire, è un attimo, sto volando nel cielo infinito “perché domani ci sia sempre ad attenderci un giorno più bello”.
Giovanni ha anche condiviso i regali inaspettati che il dolore gli ha porto, doni che sono caduti a pioggia sulla terra riarsa del nostro sentire.
Eccoli: “I numeri non contano perché ognuno di noi è unico, irripetibile e a suo modo infinito” e poi il dono della gratitudine per la bellezza del creato, la riconoscenza per il personale ospedaliero, la ricerca scientifica, la famiglia, gli altri pazienti e i loro familiari”.
Infine la libertà: “Come è liberatorio essere se stessi” perché “quando tutto crolla e resta in piedi solo l’essenziale, il giudizio che riceviamo dall’esterno non conta più: io sono quel che sono, noi siamo quel che siamo” e andiamo bene così.
Spogliarsi di tutto e restare con quel che conta davvero, questo il miracolo operato dalla malattia che nessuno vorrebbe ma che, quando arriva, ci può svelare, con il nostro permesso, Chi Siamo: “Io posso essere immerso in una condizione di continuo mutamento - dice Allevi citando Kant - eppure sento che in me c’è qualcosa che permane, ed è ragionevole pensare che permarrà in eterno”.
La testimonianza del grande pianista, oltre a essere un inno alla vita, diventa un mandato per chi, trovandosi in salute, ha il compito di onorare l’esistenza anche per i piccoli e grandi “guerrieri” che stanno lottando per ogni respiro.
Non potremo portarli con noi sul palco di un teatro, ma potremo avvolgerli con le fibre del nostro cuore prestando loro i nostri occhi specchio della “bellezza del creato” perché, anche se “il rosso dell’alba è diverso dal rosso del tramonto”, l’amore che ci anima è uno, un uno che diventa tutto, per essere in tutti.
LIBRO ARRIVATO!
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