Non si era iscritta all’università di Torino per prepararsi ad una professione, Ilona. La ragazza dai lunghi capelli scuri aveva un’idea che le avrebbe garantito un’ottima resa economica con il minimo sforzo cerebrale.
Il fatto, poi, che negli anni ’80 non esistessero i test, facilitava l’accesso agli atenei anche ai giovani animati da scopi tattici più che culturali. Ilona, nello specifico, si era iscritta all’università di Torino con l’unico obiettivo di sposare un farmacista mettendo a frutto i propri talenti quali impegno, perseveranza e un décolleté di tutto rispetto.
Inserita abilmente nel tessuto studentesco, superò gli esami di Fitoterapia e di Anatomia per i quali era richiesta memoria e non ragionamento; alle 500 pagine di Chimica generale non arrivò mai, ma furono proprio quelle le più importanti allorché, per l’occasione, propose a Mirco di studiare a casa sua dove, nel pomeriggio, sarebbero stati indisturbati.
«Proviamoci - disse Ilona appoggiando a mo’ di cozza la mano sulla spalla del compagno con un sorriso ammiccante e un’esperta scollatura - se poi non rendiamo, torniamo in biblioteca». Al farmacista in erba l’idea sembrò buona e le sessioni di studio ebbero inizio.
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