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Il blog felice
Der Blog vom Glück
The happy blog

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RAGGIUNGERE IL SOGNO

E pensare che non le avevo notate, le mani di Gigi. Nemmeno i suoi occhi. Ma la voce, di quella mi ero accorta perché mi aveva investita con una cascata di dolcezza e mi ero ritrovata avvolta nel silenzio di parole che mi avevano lasciata senza parole.

«Ero timido da far schifo - dice Gigi - non riuscivo a guardare nessuno negli occhi e più nascondevo il mio difetto, più si vedeva e più mi distruggevano. Mio padre gridava “Sii forte” come a dire che così com’ero non valevo nulla.

Ma chi l’ha detto? Hai notato che se hai un figlio timido è il più sensibile di tutti? Non la vedi che quella è la parte più bella che ha? Invece che distruggergliela, la sua fragilità, insegnagli ad amarla, perché non ci si crogioli dentro, ma la faccia diventare la sua vera forza».

Gigi, la timidezza, l’ha guarita imponendosi per un anno di fissare ogni persona negli occhi. Sudava, ma non scappava dagli sguardi e adesso non ha paura nemmeno di parlare della sua focomelia e di quando, al mare, i bambini gli dessero del monco per le sue dita malformate, e dello zoppo per la sua andatura incerta data dai piedi, anch’essi vittime del talidomide

(un farmaco che negli anni 50 e 60 le donne gravide prendevano per alleviare la nausea e che ha causato in moltissimi nascituri alterazioni congenite nello sviluppo degli arti). 

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«Perché non ho le braccia?» chiede la piccola Simona alla madre.

«Siamo tutti diversi, tesoro mio. Tu hai i capelli lunghi, tua sorella corti, qualcuno è alto, qualcuno basso, tu non hai le braccia, mentre altri le hanno» risponde la donna tranquillizzando in questo modo la figlioletta che, anni dopo, comprendendo la sua condizione, dirà:

«C’era un girasole vicino al cancello di casa che non si è mai stancato di seguire il sole, valicando con il suo capo le inferriate. Quel seme che prima aveva rotto la terra e poi cercato la luce oltre i confini del giardino, pur restando all’interno delle sbarre, mi rappresentava alla perfezione».

Osservo Simona Atzori dipingere con i piedi seduta su di un tavolo. Il suo sorriso è contagioso. La sua bellezza riempie la notte estiva. E riempie me. 

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“Mi chiamo Rosalia e non mi piace essere compatita. Come avrete visto sono una persona fisicamente non normale a causa di un trauma da parto”. Queste le prime parole con le quali Rosalia si presenta sul suo blog Botanica Commestibile. “Quando sono nata, dopo diversi mesi, si sono accorti che c’era qualcosa che non funzionava. Invece di aumentare di peso, diminuivo".

La piccina aveva infatti numerosi problemi fra i quali una frattura alla gamba, una alla clavicola e una alla mandibola e, nel crescere, le si è manifestata anche una grave scoliosi che ha reso necessario un intervento alla spina dorsale. “In pratica ho trascorso la mia infanzia e adolescenza in ospedale” conclude.

Rosalia percepisce un assegno mensile di 290 euro e, non potendo lavorare a causa dei suoi problemi fisici, oltre a dedicarsi ad un blog sulle ricette lombarde (piattibrescianiraccolta.altervista.org), ha creato anche Botanica Commestibile "perché amo molto la natura e anche per guadagnare qualche soldo”.

In compagnia del suo inseparabile Calimero, un trovatello preso al canile, Rosalia ama passeggiare nei prati e nei boschi di Soprazocco (Bs) fotografando erbe e piante. “Nella natura - scrive - mi sento una persona completa perché la natura non ti giudica, non ha pregiudizi, ti ama per come sei”. 

La piccola grande Rosalia, con le sue 57 estati sulle spalle, nel blog di Botanica Commestibile (botanicacommestibile.altervista.org) ci mostra le piante edibili che incontra nelle sue passeggiate e le relative ricette (come le penne al rafano, le frittelle di elicriso, la panna cotta alla verbena) arricchite da una breve spiegazione sulle proprietà della pianta e, se c’è, da una leggenda.

Dell’elicriso, ad esempio, si racconta che le ragazze, la sera prima di San Giovanni, legassero un nastrino all’erbetta prescelta e “a seconda dell‘insetto che trovavano sulla loro piantina, ricavavano indicazioni sul matrimonio; se c’era la formica significava che avrebbero trovato un marito laborioso, la mosca un marito ozioso, l’ape un apicoltore, il bruco un ortolano, la coccinella un pastore, lo scarabeo un fabbro, il ragno un sarto. Quelle che non trovavano alcun insetto dovevano ripetere il rituale l’anno successivo”.

Siamo immersi in un supermercato naturale che ci viene offerto gratuitamente e ci sono persone speciali che ci insegnano a portare la natura in tavola, e non solo quella. Rosalia ci mostra, con la sua forza, che nonostante la società sembri accogliere solo chi è perfetto, la vita va vissuta giorno per giorno con quello che c’è perché, anche quando quello che c’è non è perfetto agli occhi del mondo, in qualche modo lo è, perfetto.

Ripensando a Ermanno Olmi che si toglieva il cappello ogni volta che passava davanti ad un mandorlo in fiore io, oggi, mi inchino innanzi al sorriso di Rosalia e a tutte le persone che, come lei, ci mostrano come la disabilità sia solo una questione di percezione perché “se puoi fare anche una sola cosa bene - dice Martina Navratilova - sei necessario a qualcuno”.

E Rosalia ci è preziosa oltre che per ridimensionare i nostri crucci quotidiani, per rinfrescarci con un delizioso sorbetto ai gelsi bianchi. Chapeau, Rosalia!

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Non so come definirlo, Fausto. Non mi viene da parlare della sua fama di alpinista. Piuttosto, di un portale aperto sull’umanità. Dopo averlo conosciuto, ho custodito gelosamente in me la magnificenza di quell’incontro speciale.

Non pensavo ne avrei scritto, temevo di violarne l’avvolgente bagliore ma la luce, si sa, non si può confinare, esce da ogni pertugio, carta compresa. Ed eccomi qui a cercare di svelare il tocco di silenzio che mi ha sfiorata, un silenzio che Fausto incarna con l’umiltà propria dei grandi Uomini. 

Ci hanno provato anche gli ‘slegati’ a parlare di lui, inseguendo il suo cuore in azione per poterne carpire l’essenza e restituirla a tutti attraverso una rappresentazione-emozione (che vi consiglio di vedere) dal titolo "Anche i sogni impossibili, il XV Ottomila di Fausto De Stefani”.

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Di questa indimenticabile vicenda, mi ha colpito la fantasia dei coniugi salodiani Angelo e Lucia, e non solo quella; Angelo Aime e Lucia Lanzi, con i loro sguardi brillanti, sprigionano oggi come allora, un’energia contagiosa.

Siamo all’inizio degli anni ’80 e mentre Angelo si guadagna da vivere come scultore e prestigiatore, Lucia è un’appassionata insegnante. Sono entrambi capi scout e, fra i loro sogni, c’è quello di far vivere ai ragazzi un campo estivo all’estero.

In quei giorni Angelo, costretto a letto bendato per un problema alla retina, può solo ascoltare la radio, ed è lì che gli balena l’idea di chiedere a Sandro Pertini l’omaggio di una pipa da vendere per finanziare il viaggio.

I lupetti vengono incaricati di scrivere la lettera al Presidente della Repubblica e, dopo sei settimane, il gruppo scout si ritrova fra le mani la risposta di Pertini con annessa pipa e benestare alla vendita.

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