Quella di Dodo e di Paco è una storia vera. È Paco il primo a presentarsi: “Sono un cavallo da tiro, ma mi considero quasi un insegnante perché collaboro col professore nel far capire ai ragazzi come domare i cavalli, riconoscere i finimenti, eseguire una ferratura o una doma agli attacchi. Alle lezioni di anatomia e zoognostica mi metto immobile e mi lascio osservare”.
Paco abita nelle stalle di un Istituto Tecnico Agrario dove, un mattino, scopre di essere stato destinato al macello. Racconta: “Dovevo immaginare che sarebbe finita in questo modo; da qualche anno ormai sono, diciamo così, a mezzo servizio.
Non riesco più a fare quello che mi ha reso famoso. Ho dovuto dire addio alle numerose manifestazioni perché sono stato colpito da una forma di laminite, una malattia molto seria. E pensare che ero forte, e vincevo gare a non finire! Ma ora non posso più fingere con me stesso”.
Fra gli allievi della scuola c’è Dodo, un ragazzo discalculico che si sente diverso dai compagni, perché ha difficoltà con i numeri.
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