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Il blog felice
Der Blog vom Glück
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PAROLE BELLE

Inviato da il in PAROLE BELLE

Ci sono anime che non è necessario conoscere di persona, perché sono presenze leggere che aleggiano nelle profondità di ognuno di noi, anche al solo incontrarne il ricordo.

È quanto mi è successo quando un’amica mi ha raccontato di Emanuela, e di quella frase che tanto spesso pronunciava, frase rimasta indelebile in me: «Davvero tu non la vedi?»

Sono queste la parole che Emanuela proferiva ogni volta che coglieva la Bellezza che abita in ognuno. Emanuela non notava le meschinità, le paure che ergono scudi, le ferite che pugnalano.

Emanuela non vedeva gente arrogante e intrattabile.

Emanuela non coglieva il bisogno di mettersi in mostra, il giudizio pungente, le pietre verbali che lapidano chiunque transiti nel raggio d’ascolto.

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Inviato da il in PAROLE BELLE

Mi sono spesso interrogata sul perché del dolore e sulle risposte della natura che, con fantasia e generosità, ci spiega tutto. In particolare mi ha sempre colpito la storia dell’aragosta e il suo mostrarci come la sofferenza sia necessaria per crescere.

Il crostaceo, infatti, ha un corpo morbido che si sviluppa all’interno di un guscio rigido il quale, con il passare del tempo, diventa stretto fino a far male.

È allora che l’aragosta va a nascondersi fra le rocce dove si libera dal guscio che la protegge (ma che non le serve più) e dove, nuda e vulnerabile, attende il formarsi della nuova corazza. Quando, in seguito, anche quel guscio diventerà piccolo, l’animale lo mollerà, ripetendo il processo.

Se, al primo disagio, l’aragosta potesse andare in farmacia ad acquistare un antidolorifico, lì per lì le sembrerebbe di aver trovato una soluzione, ma sarebbe un’illusione che, se reiterata, la porterebbe alla morte.

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Aldo era un uomo pieno di vita, spiritoso, sempre in movimento, appassionato lavoratore, indomabile amante. Dico ‘era’ non perché sia morto, ma perché un giorno permise che sulla sua vita calasse il sipario della parola ‘ormai’. Quando successe, Aldo non era anziano, non lo è nemmeno oggi.


Stessa cosa la vidi in Sibilla, una professoressa in pensione, il giorno in cui si accorse di non essere più «quella di prima»; capitava, infatti, che le cedesse un ginocchio o che i figli le rimarcassero il suo ripetersi. Quando la donna si scontrava contro la realtà del fisico acciaccato o della memoria smarrita in qualche anfratto di gioventù, gli ‘ormai’ cadevano a pioggia, deprimendola.


E poi c’è Enrico, il mio giovane amico di 85 anni, un uomo sempre sorridente e allegro che, se ha qualche dolore, canta. Stare in sua compagnia davanti al caminetto che lui chiama il suo televisore, è pura meraviglia; si chiacchiera, ma si potrebbe anche non dire alcunché, giacché la sua presenza irradia un tal benessere da rendere superflue le parole.

Enrico si entusiasma per qualsiasi cosa e ogni giorno è pronto per una nuova avventura. Nel suo vocabolario la parola ‘ormai’ non è mai esistita, perché lui ha sempre goduto del presente e ringraziato, qualsiasi cosa succedesse. Un giorno in risposta alla mia domanda su cosa facesse quanto accadeva qualcosa di brutto, mi ha detto: «Festeggiavo!».

Eppure Enrico non è matto, lui semplicemente si fida di quel che la vita gli riserva e il risultato della sua totale accettazione è impresso sul suo volto, rischiarato dalla gioia. Ne parlo al presente perché, nonostante 4 anni fa abbia lasciato il corpo, la sua luce è ovunque.

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NON È MAI L'ULTIMA SERA. È L'UNICA SERA.

Dopo un anno vissuto all’insegna della privazione della libertà, finalmente Heinz ha agganciato la roulotte alla macchina e attraversato la Germania piena di nuvole e acquazzoni, per trascorrere le vacanze di Pentecoste sulle rive dell’amato Lago di Garda.

L’uomo si ricorda ancora di quella notte emozionante del 1978 quando, a bordo di un maggiolino nero, era  partito con la sua famiglia alle due di notte da Amburgo, per la prima vacanza in Italia.

Seduti sul sedile posteriore, lui e suo fratello Peter erano rimasti incollati ai finestrini del ‘Käfer’ per buona parte dei 1200 chilometri che li separavano dalla meta. Giunti al Brennero, la polizia aveva controllato i documenti e chiesto se avessero niente da dichiarare e lì, i due bambini, avevano tremato perché, all’insaputa dei genitori, avevano nascosto in un tubetto di dentifricio tutti i loro risparmi.

Fra la frontiera austriaca e quella italiana, Heinz e Peter avevano discusso sul da farsi, decidendo poi di non dire nulla del capitale trafugato (50 marchi, circa 25 euro), per timore di perderlo. E invece, pochi metri prima del confine italiano,

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Inviato da il in PAROLE BELLE

Ogni volta che ci attacchiamo a qualcuno o a qualcosa, in un modo o nell'altro evitiamo di guardare noi stessi.
Di fatto, il bisogno di attaccarsi a qualcuno o a qualcosa è un trucco per sfuggire a se stessi.
E più l'altro diventa importante per noi, più lo consideriamo il centro della nostra vita, più noi ci emarginiamo alla periferia.
Per tutta la vita continuiamo a rimanere centrati sull'altro. In questo modo il tuo Sè non diventerà mai il tuo centro.

Osho

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