È successo sabato scorso, ma Bea non riesce a scollarselo di dosso, quel “momento”. E quel grazie profondo. La giornata era stata da centrifuga, senza una pausa né tempo per dormire a sufficienza.
La donna rincorreva da tempo la data di consegna di un lavoro con vette lodevoli di produttività e calpestio quotidiano di sé.
Qualche settimana prima la vita le aveva già urlato “Rallenta!” facendola cadere ma lei, a parte camminare più lentamente per il dolore al ginocchio, aveva continuato a correre lungo la ruota cricetica del dovere. Il “momento” fu il secondo avviso.
È sera. La provinciale corre dritta lungo il filare dei pini marittimi. Bea sta guidando verso casa dove, finalmente, riposerà.
Ha le palpebre pesanti, un paio di chilometri la separano dal suo letto e dal “momento” in cui tutto si spegne e lei si addormenta al volante.
Quando riapre gli occhi è sulla corsia opposta.
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