Bianca Brotto

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LE FOGLIE CONTINUERANNO COMUNQUE A CADERE

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Poi succede che, nell’autunno della vita, abbiamo la stessa voglia di sperimentare il mondo perché dentro, noi, siamo sempre lo stesso eterno Sè, solo che non lo sappiamo; pensiamo di essere corpo che si deteriora, pensieri che intasano la mente, emozioni accatastate sul cuore e non ci rendiamo conto dell’enormità che siamo.

Adoro come Albert Camus descrive questa condizione quando scrive: “La tragedia della vecchiaia non è che uno è vecchio, ma che uno è giovane. Dentro questo corpo che invecchia c'è un cuore ancora così curioso, così affamato, ancora pieno di desiderio come lo era in gioventù.

Mi siedo vicino alla finestra e guardo il mondo passare sentendomi un estraneo in una terra straniera incapace di relazionarmi con il mondo esterno, mentre dentro di me brucia lo stesso fuoco che una volta pensava di poter conquistare il mondo; e la vera tragedia è che il mondo è ancora così distante e sfuggente, un luogo che non sono mai riuscito a cogliere del tutto”. 

È della tragedia di non cogliere del tutto il senso dell'esistenza che ci racconta l’autunno con il suo mostrarci che lasciar andare il vecchio in ogni situazione è indispensabile affinché il nuovo si manifesti. L’alternativa è continuare a calpestare il suolo cercando di ignorare il soffuso malessere che pensieri stantii ed emozioni macere generano in noi.

Le foglie continueranno comunque a cadere davanti ai nostri occhi.

Guarda Fabrizio. Ha lavorato tanto, ha costruito una fortuna e ora si trova con un paio di dipendenti cruciali in meno e lui che ancora deve tirarsi su le maniche, mentre una sensazione di disagio alza la voce sussurrandogli:

“Hai passato 75 anni a costruire, aggrapparti e lottare per star bene, ma non stai affatto bene. Anche se hai avuto il matrimonio, i figli e il lavoro che desideravi, non ti senti né libero né in pace. E se non fosse il mondo a farti soffrire ma tutto ciò che hai accumulato all’interno di te?”

Nell’estate della vita Fabrizio ha prodotto molti frutti e, ora che il metro del tempo si accorcia, la sua anima vorrebbe essere infinitamente libera, ma non sa come fare; avendo per decenni ammucchiato materia fisica, emozionale e mentale, la sua testa continua a riproporgli il ritornello che giocare con una nuova macchinina o una nuova bambola potrebbe farlo star bene... e non succede mai.

Le foglie continuano comunque a cadere davanti al suo e al nostro cuore per mostrarci che “Il mondo non può farci felici se noi ce ne stiamo qui dentro a renderci infelici”, scrive M. Singer in “Vivere Sconfinatamente” (un libro da leggere).

Tutto ciò che appartiene al Pianeta prima o poi si stacca e cade: opporre resistenza o aggrapparsi è inutile; è quanto ci ricordano le foglie senza imporci alcunché giacché la libertà di vivere incatenati o sconfinatamente è solo nostra.

E mentre qui dentro, dal ponte di comando del Sè, osserviamo il riproporsi nella mente di episodi passati o timori futuri, ci perdiamo il balletto fluttuante della natura che va in scena anche quest'anno per mostrarci che sganciare i cumuli interiori è indispensabile per cantare ogni giorno il nostro buon compleanno alla vita, danzando liberi con quello che c'è.

  
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Amo la vita, sempre, anche quando non la capisco, anche quando soffro, ancor di più quando esplodo di gioia; trovo sia un’avventura straordinaria che si rinnova ogni giorno, al sorgere del sole.


Suono di rado, ma con amore, il pianoforte e canto mentre guido. Non ho tempo per le frequentazioni sterili, ma non guardo l’orologio quando un amico ha bisogno di me; l’amicizia è un dono meraviglioso e mi ha salvato la vita.

Mi piace leggere, lasciarmi rapire dai notturni di Chopin e riempirmi con un bel film.


Adoro il fuoco, la fiamma viva, il calore che mi trasmette. Amo viaggiare e vivere le emozioni della natura, dell’arte e degli incontri inattesi. Quando posso fuggo all’isola d’Elba dove, nell’incedere lento e potente del mare, mi rigenero.



Non mi annoio mai, trovo che il semplice esistere nel presente sia entusiasmante.

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