Bianca Brotto

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A CHE PUNTO SIAMO CON I TORTI SUBITI?

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Già lo sento, mi arriva di fronte, ma è come se la sua voce mi entrasse dalla nuca. È il Sig. An (Anno Nuovo) che parla. «E adesso? - chiede - Nata sei nata e pochi giorni fa, a Natale, rinata. Quanto tempo vuoi ancora sprecare?»

«Sprecare? Cosa intendi?» chiedo.

«Tu che dici?» Il tono perentorio di An mi riverbera dentro come un fastidio che mi segnala qualcosa che ho accantonato, un nodo da sciogliere. An mi fissa serio.

Non è il caso di imboccare la via di fuga delle battute, l’ho già fatto l’anno scorso e non l’ha presa bene.

Chiudo gli occhi e affondo in me. Sfoglio la sceneggiatura della mia storia e lascio che i dispiaceri affiorino. Compaiono volti maschili e femminili, ferite che ancora sanguinano e, in centro al petto, un groviglio non ancora dipanato.

Le lacrime mi inumidiscono il cuore. Le ringrazio. Mi aiutano a scorgere le pietre aguzze che ancora mi abitano e a smussarle.

Mi vedo sulla sponda di un fiume. L’acqua scorre insinuandosi fra i massi, smuovendone alcuni e lasciandone altri ancorati. Come il macigno “T”.

Perché non si stacca e non se ne va?

Mi sfiora un dubbio che è già certezza: sono forse io che lo trattengo? Il brivido di un punto esclamativo mi percuote. 

«Come posso lasciar andare ciò che mi fa male?» chiedo ad An. Il suo sguardo silente è impassibile. Stavolta tocca a me. Non so cosa fare.

Provo l’approccio razionale: penso a chi e cosa sono riuscita a sganciare per comprenderne la dinamica.

Appare una scena: sto comunicando senza rabbia né dolore un tranquillo e risoluto “basta”. È una decisione che arriva dalle terre imperscrutabili dell’inconscio, laddove ha origine ciò che si manifesta nella nostra quotidianità e che, una volta accettato e integrato, sortisce svolte ad angolo retto.

Sabato 30 dicembre. A che punto siamo con l’accettazione dei torti subiti?

Li lasceremo nel 2023 o li trascineremo nel 2024? Per saperlo ascoltiamoci contemplando la luce di una fiamma o immergendoci nella natura.

Mettiamo a fuoco i sassi tormentosi ancorati al fondo del nostro corso d’acqua e scegliamo se rinunciare al riferimento-cardine del loro dolore aiutandoli a rotolare insieme alla bussola che rappresentano, o se aggrapparci alle redini dell’abitudine lasciando tutto inalterato.

An si gira e se ne va. Forse quest’ultima possibilità non gli è piaciuta, ma a me sì perché, comunque andrà, non dovremo condannarci. 

Il bagaglio da portare nel 2024 è aperto davanti a noi; abbiamo controllato le tasche laterali, quelle che ci dimentichiamo spesso di aprire, per verificare se contengono ancora i sensi di colpa e altre vecchie zavorre che ci impediscono di volerci bene e di darci il permesso della felicità?

Rilassiamoci. Sarà ancora inverno, per un po’, e ancora primavera. Ci saranno lacrime e risate. Tutto sarà coerentemente perfetto, tutto tranne noi perché “le persone perfette non combattono, non mentono, non commettono errori e non esistono (Aristotele)”…

ma esistono i perfettamente imperfetti, i viaggiatori leggeri, i cuori trasparenti che benedicono sia il vecchio sia il nuovo anno; sono coloro che in questo istante, grazie alla curva del loro sorriso, vedono tutto raddrizzarsi.

 

 

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Amo la vita, sempre, anche quando non la capisco, anche quando soffro, ancor di più quando esplodo di gioia; trovo sia un’avventura straordinaria che si rinnova ogni giorno, al sorgere del sole.


Suono di rado, ma con amore, il pianoforte e canto mentre guido. Non ho tempo per le frequentazioni sterili, ma non guardo l’orologio quando un amico ha bisogno di me; l’amicizia è un dono meraviglioso e mi ha salvato la vita.

Mi piace leggere, lasciarmi rapire dai notturni di Chopin e riempirmi con un bel film.


Adoro il fuoco, la fiamma viva, il calore che mi trasmette. Amo viaggiare e vivere le emozioni della natura, dell’arte e degli incontri inattesi. Quando posso fuggo all’isola d’Elba dove, nell’incedere lento e potente del mare, mi rigenero.



Non mi annoio mai, trovo che il semplice esistere nel presente sia entusiasmante.

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