Bianca Brotto
Diffondiamo Bellezza
NON SEI OBBLIGATO A ESSERE SEMPRE SUL PEZZO
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Le foglie cadono lente ad una ad una e ci mostrano la loro e nostra età aurea per darci modo di apprezzarla e di comprenderne la grandezza;
ci fermiamo ad ammirare lo svolazzamento di quelle che paiono farfalle inanimate che si staccano dai rami e danzano o, come vorremmo fare con i segni dell’età, ci affrettiamo a eliminarle immaginando un tappeto di marciume che tutti calpesteranno?
Mentre la natura ci delizia nel mostrarci la perfezione e la necessità del cambio d’abito, la pubblicità ci propone ostinate creme antirughe che, sulle pelli vellutate degli attori, promettono eterna giovinezza;
vorremmo davvero tornare indietro nel tempo, magari in zona adolescenza, con gli adulti che ci facevano imbestialire, la tristezza plumbea per un inciampo imprevisto o la paura del professore che scorreva i nomi per decidere chi interrogare?
«Ma eravamo giovani« dice qualcuno.
Sì, imberbi inesperti agnellini che, nel loro trotterellare fra pascoli fioriti e dirupi esistenziali, se la passavano bene (a volte) mentre ora ci tocca affrontare un nuovo noi che, magari, inizia ad avere anche qualche problemino di vista:
non sarà che siamo stanchi di mettere a fuoco la cruda realtà o impreparati a vedere da vicino il nostro viso invecchiare?
Indigesti o digeriti che siano gli ostacoli che abbiamo incontrato, se mentre gli alberi si spogliano noi ci voltiamo indietro di continuo, ci stiamo perdendo lo spettacolo delle foglie piroettanti profumate di tabacco che ci vengono incontro con l’ottimismo del giallo, la vitalità dell’arancione, il coraggio del rosso;
non sembrano avere fretta di arrivare a terra, loro, per non bruciare l’istante presente, per godersi la prospettiva inedita di volteggiare libere sganciate dai vecchi schemi, per mostrarci, nel loro volo, un pezzo di noi.
A differenza delle foglie che si affidano completamente, noi cerchiamo di arrestare il processo naturale dell’invecchiamento perché abbiamo paura di cosa succederà quando ci poseremo al suolo.
Già, cosa accadrà?
Ricalcando la poesia “Se” di Kipling direi che…
se ci accettiamo così come siamo, se ciò che ci faceva vergognare o arrabbiare ora ci fa sorridere,
se non ci lamentiamo del passato e non siamo preoccupati per il futuro,
se l’essere è diventato più importante dell’apparire,
se accogliamo con autoironia gli inceppi fisici e rispettiamo il nostro corpo nutrendolo con amore, volando alto sui pensieri tormentosi, movimentando muscoli e cervello,
se il dare viene prima dell’avere,
se un certo distacco ci separa dalla centrifuga delle emozioni,
se apprezziamo la lentezza portatrice del dono della contemplazione
e, soprattuto,
se abbiamo cura della nostra anima…
“allora - conclude Kipling - tua è la terra e tutto ciò che è in essa e, quel che più conta, sarai un uomo, figlio mio“.
Rilassiamoci, dunque, viviamo a cuore aperto e godiamoci la leggerezza di questo autunno pieno di foglie che, fattesi parole, ci sussurrano:
«Ehi, tu! Non sei più obbligato a essere sempre tremendamente sul pezzo perché hai una scusa, ora: chiamala età ma, sotto i baffi, chiamala libertà».
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