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Il blog felice
Der Blog vom Glück
The happy blog

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DIFFONDERE IL BENE

 

 Ti leggo l'articolo QUI

Il racconto è di Hemingway. Sulla scena c’è un topo e c’è un contadino che ha appena acquistato una trappola. Terrorizzato «il topolino fece il giro della fattoria avvisando tutti: c’è una trappola per topi in casa! C’è una trappola per topi in casa!

Il pollo alzò la testa e disse: Signor Topo, capisco che è una cosa grave per te, ma non mi riguarda. Non mi preoccupa affatto».

Il topo continuò a correre gridando il pericolo. Il maiale dichiarò di non poterci far nulla, idem la mucca che muggì: «Ohh Sig. Topo, mi dispiace per te ma a me non disturba».

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Gli chiedo come stia e, nonostante le sofferenze e i drammi della sua storia stravolta da malattie e lutti, Enrico risponde sempre «benissimo». Per scelta.

Quando pongo la stessa domanda a Federico, uomo con tutte le fortune del mondo, devo invece aprire l’ombrello per ripararmi dalla grandinata di sciagure che mi scarica addosso. Un giorno in cui mi sembrava sereno azzardai un «come stai?» Fu l’ultima volta.

A uno che sta male per scelta, infatti, tu non puoi chiedere come si sente quando la vita scorre per il meglio, perché lo costringi a tirar fuori di tutto pur di dimostrarti che lui, felice, non potrà mai esserlo. Iniziò infatti a parlarmi dei figli non abbastanza bravi, di un problema di lavoro e così via. 

Enrico vive in un mondo a colori sempre circondato da persone che volentieri lo vanno a trovare. Federico, solivago e prigioniero della mente, è incapace di ammettere a se stesso di essere inconsapevolmente dipendente dal grigiore del pessimismo.

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 Ti leggo l'articolo

Forse se lo sentiva, Luigi Lucchi, che non ci sarebbe arrivato a questo Natale per lui un po’ triste. Sarebbe stato infatti, dopo 15 anni, il primo da ex Sindaco di Berceto.

Niente consueta Ordinanza natalizia: «Guardate tutto il Bello che c’è nelle persone! Riempite di gioia tutti quelli che incontrate».

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Avanti e indietro. Indietro e avanti. La donna non nuota. Il suo è uno strano sfarfallare di mani e gambe a zig zag lungo la piscina comunale. Il suo volto irradia entusiasmo. I movimenti spruzzano gioia. Il fucsia acceso di cuffia e rossetto risaltano sulla pelle ambrata. I grandi occhi scuri spuntano da un ciuffo ribelle di capelli biondi.

Anche Cristina è in acqua e, nuotando a dorso, urta la donna e «Scusa, ti ho fatto male?» le chiede. «Tu fatto niente. Io no capace nuotare. Io provo» risponde felice l'aspirante nuotatrice.

Lo scontro si fa dialogo e Cristina scopre che la compagna di corsia si chiama Samira e che sta coronando il suo più grande desiderio: imparare a nuotare. Viene dal Marocco dove quel sogno le è stato precluso e ora che è in Italia, oltre a frequentare un corso in piscina, si allena da sola prima di andare al lavoro.

Promessa sposa nel suo paese ad un uomo che le faceva ribrezzo, Samira racconta di aver subito, nei 30 anni di matrimonio, numerose violenze. Poi, raggiante, esclama: «Ma io fatto separazione! Io adesso sto bene. Io ora imparare a nuotare».

Nei giorni a seguire Samira confida a Cristina alcuni episodi terribili della sua storia culminati, quattro anni fa, con il suicidio della figlia. Nel parlarne si commuove e trova conforto nell’abbraccio spontaneo della nuova amica; è stato dopo la morte della ragazza che ha trovato il coraggio, racconta, di lasciare il marito perché quell’esistenza disumana, dalla quale la figlia era fuggita in modo tragicamente definitivo, potesse conoscere una diversa liberazione.

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«Come hai fatto a smettere di odiarla?» chiedo a Sonia. «Non è che la odiassi, diciamo che ogni volta che apriva bocca mi faceva imbestialire - risponde sorridendo - D’altronde lo sai come siamo cresciute: Gemma sempre gelosa di me, poi invidiosa, hai presente quante me ne faceva?»

«Ricordo quella volta che abbiamo bruciato scuola e lei ci ha fatto ‘tanare’».

«Esatto. Riversava su di me le sue frustrazioni di figlia maggiore spodestata dal trono per colpa mia».

«Anche con le scorrettezze ereditarie ci ha dato dentro non poco; come hai fatto a perdonarla?»

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