Scorrazzava felice con la sua moto, Luca, grato per il sogno a due ruote che all’alba dei 32 anni aveva coronato. Poi arrivò l’autunno e il ragazzo iniziò ad avere problemi di equilibrio ai quali seguirono dolori agli arti e via via nuovi disagi che il mese scorso, mentre addobbi e lucine annunciavano le festività natalizie, portarono al verdetto: Creutzfeldt Jakob.
La sentenza inappellabile era una malattia neurodegenerativa che gli concedeva poche settimane di vita e due alternative: le cure palliative a casa o l’hospice. “A casa” affermò Teresa senza esitazione.
Nell’arco di pochi giorni Luca si ritrovò allettato, paralizzato e incapace di parlare.
Gli unici movimenti che attualmente gli sono consentiti sono quelli degli occhi e della bocca dalla quale, a fatica, riesce ancora a sorbire cibo liquido amorevolmente preparato dalla madre che gli dice quando aprire le labbra e quando deglutire.
Il giovane, incarcerato in un corpo che non risponde più ai comandi, si rende conto di tutto; Teresa, imprigionata nel dramma, gli vive accanto giorno e notte sempre disponibile, sempre premurosa, sempre di buon umore, volteggiandogli attorno con la leggerezza di chi non mostra il macigno che le sta spappolando il cuore.
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