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Il blog felice
Der Blog vom Glück
The happy blog

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DIFFONDERE IL BENE

L’errore è pensare che i problemi del mondo siano talmente gravi da non poter fare nulla, singolarmente, per risolverli; in realtà la salvezza dipende proprio da ognuno di noi e dal nostro desiderio di sincronizzarci sulle frequenze del bene.

Ci riescono i metronomi, a sincronizzarsi, ma anche le lucciole, i pesci, i cuori, gli uccelli, gli applausi…, quindi anche noi; è sufficiente allinearci sulla medesima frequenza e centrare un obiettivo comune a tutti, come quello di rigenerare il meraviglioso pianeta che ci ospita.

Insieme non possiamo fallire.

Il fenomeno della sincronizzazione è chiaramente visibile sia nelle realtà animate, sia in quelle inanimate come, ad esempio, nei metronomi che, posizionati in disaccordo su di uno stesso piano, si accordano e funzionano all’unisono.

Stessa cosa avviene in natura quando i maschi delle lucciole, nel rituale dell’accoppiamento, coordinano il loro ritmo di oscillazione lampeggiando tutti contemporaneamente.

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È una donna luminosa, Rita; ha figli sani, nipotini affettuosi, una professione di soddisfazione, una casa confortevole e amicizie autentiche. Eppure non è felice. Un tarlo profondo la consuma dentro: è un senso di colpa.

Mi chiedo: perché è così difficile liberarsi dal giudizio di avere fallito o di non essere stati abbastanza bravi? Potrebbe essere così arduo perché ciò da cui vorremmo affrancarci, non esiste?

Rita e Gianni erano ventenni quando si sono sposati e il loro matrimonio non ha funzionato. Nonostante ora siano divorziati e conducano una vita apparentemente senza problemi particolari, sia lei, sia lui, convivono con il tormento dell’errore che li avvolge con una massa informe di pensieri:

Non sono riuscita a dare un papà decente ai miei bambini”, “Non sono stato un padre all’altezza delle aspettative”, “Non ho capito che era troppo immaturo per avere figli”, “Non mi sono divertito quando ero ragazzo, cosa c’è di male se recupero il tempo perduto?”

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Hanno creato un'applicazione per dirci quando moriremo

La notizia è di pochi giorni fa: è in arrivo una nuova applicazione che, in base al nostro stile di vita, cioè ai dati che le forniremo e a quelli che carpirà da sola, prevederà con un’approssimazione di meno di 40 giorni (36,5 per l’esattezza) la data della nostra morte.

Gero misurerà i nostri passi, saprà se conduciamo una vita sedentaria o attiva e, con un apposito algoritmo, incrocerà migliaia di dati (quante ore dormiamo, dove viviamo, inquinamento, cibo, tempo sul cellulare, frequentazioni, gusti, tendenze…) e si impossesserà della nostra vita con l’arma più potente che c’è: la paura.

Prevedo poi un passaggio successivo per attenuare l’ansia: la generosa proposta di soluzioni allunga-vita. Stai guidando da tre ore? Fai una sosta nel tal posto.
Sei ingrassato? Acquista il tal integratore.
Non ti sei alzato dal letto nonostante la sveglia? Ho il farmaco che fa per te.

Non caschiamoci! Non diventiamo carne da macello più di quanto non siamo già.
Vi rendete conto della forza che abbiamo se siamo compatti nel decidere?

Insieme possiamo cambiare il mondo, ma ognuno deve avere il coraggio di evitare le macabre tentazioni che inducono ai comportamenti più assurdi pur di sconfiggere la noia e aver qualcosa da raccontare.

Ci siamo tanto indignati per la “balena blu”, il macabro “gioco" che ha trascinato giovani vittime nel baratro del suicidio e non ci scandalizziamo per un sistema che cerca di avere potere di morte su di noi?

Ricordiamoci: nessuno può farci quel che noi non permettiamo.

Muoviamoci compatti, ma non perché lo smartphone misuri i nostri passi, ma perché sia il cervello a misurare il calibro del nostro cuore; parlo di cuore perché l’unica forza che eguaglia in potenza la paura, è l’amore e dove c’è una non esiste l’altra.

Gero è una bestialità, è lo scendere i gradini della tristezza verso il baratro della morte.
“No!”. Riempiamo la nostra giornata di stupore alzando lo sguardo verso le magnolie fiorite che, anche quest’anno, esplodono di bellezza.

La vita non ha mai mancato una primavera, ma mentre la natura rinasce grazie alla regia dell’universo, il desiderio di rinascita dell’uomo è una scelta quotidiana. Una nostra scelta.





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Inviato da il in DIFFONDERE IL BENE

LE SETTE REGOLE DELL'ARTE DI ASCOLTARE

 1 ) Non avere fretta di arrivare a delle conclusioni.
 Le conclusioni sono la parte più effimera della ricerca.

 2 ) Quel che vedi dipende dal tuo punto di vista.
 Per riuscire a vedere il tuo punto di vista,
 devi cambiare punto di vista.

 3 ) Se vuoi comprendere quel che un altro sta dicendo,
 devi assumere che ha ragione e chiedergli di aiutarti
 a vedere le cose e gli eventi dalla sua prospettiva.

 4 ) Le emozioni sono degli strumenti conoscitivi fondamentali
 se sai comprendere il loro linguaggio.
 Non ti informano su cosa vedi, ma su come guardi.
 Il loro codice è relazionale e analogico.

 5 ) Un buon ascoltatore è un esploratore di mondi possibili.
 I segnali più importanti per lui sono quelli che si presentano
 alla coscienza come al tempo stesso trascurabili e fastidiosi,
 marginali e irritanti, perché incongruenti con le proprie certezze.

 6 ) Un buon ascoltatore accoglie volentieri i paradossi
 del pensiero e della comunicazione interpersonale.
 Affronta i dissensi come occasioni per esercitarsi
 in un campo che lo appassiona: la gestione creativa dei conflitti.

 7 ) Per divenire esperto nell’arte di ascoltare
 devi adottare una metodologia umoristica.
 Ma quando hai imparato ad ascoltare, l’umorismo viene da sé.

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