Bianca Brotto
Diffondiamo Bellezza
SE L'AMICIZIA MUTA IN ASSORDANTE TACERE
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«Non mi parla più, Paola, ed era la mia miglior amica. Ricordi? C’era il rito della colazione al nostro bar preferito, quell’inoltrarci fra le pareti più intime del nostro sentire e quelle risate di gusto fra chi si accetta e mai giudica.
Profondità e leggerezza ci accompagnavano insieme alla sensazione di poterci dire qualsiasi cosa in qualsiasi momento. Adesso che lei è sparita ho freddo. Dentro». Marina è un guerriero di luce disarmato.
«Cosa è successo?» chiedo.
«È assurdo! - Esclama con veemenza - Con lei un bel niente! C’è stata un’incomprensione fra me e un amico comune (con il quale mi sono chiarita e scusata), ma non con Paola».
«Sembra impossibile» commento.
«Anche a me! Non sai quante volte gliel’ho chiesto e lei? Tace. Le ho anche scritto messaggi accorati implorando una spiegazione. Zero al quoto».
«Se qualcuno dovesse averle riferito ‘cosacce’ su di te, perché non te ne parla?»
«Esatto. Perché?» Marina scuote la testa.
«Forse la strada che insieme dovevate percorrere è finita» bisbiglio.
«E chi l’ha detto?»
«Il suo comportamento! C’è chi parla con il proprio tacere. D’altronde affrontare di petto un problema non è da tutti perché costringe a guardarsi dentro e a sentire quel dolore,
mentre il silenzio è una coperta soffice che avvolge e attutisce l’intera situazione rendendola più sopportabile».
«Poi il tempo passa e quel ‘per ora’ si allunga nei mesi e, talvolta, nel per sempre» commenta Marina.
«Già, ma va capita anche Paola. Tu cerchi di sbrogliare i guai man mano spuntano ma, lasciatelo dire, una come te può anche dar fastidio;
non sempre, infatti, si ha voglia di persone che ci mostrino il loro sapersi destreggiare nelle varie situazioni, soprattutto quando noi non ce la facciamo e siamo paralizzati.
In definitiva, la tua felicità può dar fastidio».
«Come se io di rogne non ne avessi» conclude Marina senza notare che, forse, la vita per tramite dell’amica le sta dicendo: Guardati dentro! “Sono con te le cose da cui cerchi di fuggire (Seneca)”.
È umanamente comprensibile e più facile accusare qualcuno e vedere in lui/lei la radice del nostro star male (la pagliuzza nell’occhio altrui è ben più visibile del nostro trave), ma sarà quando noteremo che la tristezza è in noi e non eleggeremo più capri espiatori che il confronto si sposterà laddove abitano le vere risposte: dentro di noi.
Se Paola riuscisse a verbalizzare ciò che la disturba, riuscirebbe a comprendere molte altre cose di sé che, pur dolorose da scoprire, la porterebbero avanti nella scuola della vita. Idem Marina che potrebbe spostare il focus al suo interno.
La bella notizia è che entrambe possono comunque continuare a volersi bene in quell’angolo di cuore dove la separazione non esiste e lo stesso possiamo fare noi con chi ci ha ferito, perché se amiamo a condizione di essere ricambiati, non siamo cuori, ma calcolatori del “Ti voglio bene finché il bilancio è in pareggio”.
Domanda: l’essere umano è capace di sentimenti incondizionati o siamo tutti ragionieri ripetenti alla scuola della vita? Mentre ci si allungano le orecchie, la speranza ci sorride sussurrandoci: dài che esistono gli esami a settembre, mal che vada recuperi!
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