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Il blog felice
Der Blog vom Glück
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PAROLE BELLE

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“Se cresci senza nessuno che ti dica che sei bello o che sei bravo, senza una parola di conforto che ti rassicuri dandoti il tuo posto al sole nel mondo, niente sarà mai abbastanza per ripagarti di quel silenzio.

Dentro resterai sempre un bambino affamato di gentilezza, che si sente brutto, incapace e manchevole, qualsiasi cosa accada. E non importa se, nel frattempo, sei diventato la più bella delle creature (F. Ozpetek)”, perché quel sottile dolore uscirà dai tuoi pori e dalla tua bocca finché non imparerai a lasciarlo affiorare, a dargli il suo posto al sole, a tranquillizzarlo sussurrandogli:

«Ti ho scovato dolorino, buongiorno!»

Il punto è vederla, quella sofferenza, che spesso si traveste da felicità come nel caso del post pubblicato da Elena: “Evviva! Traguardo raggiunto. Ringrazio i miei figli, gli amici e anche coloro che non si sono rivelati tali perché, quando si fa bingo, non c’è più spazio per i rancori”.

Questo a parole.

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Brescia. Parco Ducos. Il giovane procede a grandi falcate verso un anziano che, seduto sulla panchina, sta leggendo il Giornale di Brescia e, raggiuntolo, esclama: «Si ricorda di me?» Il vecchio abbassa il quotidiano e cerca nella memoria, senza trovarvi alcunché.

«Professor Rossi - dice il giovane - sono Mino Scafi, ero un suo studente».

«Che piacere rivederti - sorride il Prof - Cosa mi racconti?»

«Sono un insegnante - risponde orgoglioso il giovane - e, in verità, lo sono perché volevo essere per molti ragazzi l’educatore che lei è stato per me».

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Si narra di quel padre ricco che, per mostrare al figlio quanto fosse privilegiato, lo mandò per qualche giorno presso una famiglia di contadini.

Quando il bimbo tornò a casa esclamando quanto fossero fortunate quelle persone, il padre strabuzzò gli occhi e chiese: «In che senso, scusa?»

«Il nostro giardino - rispose il bambino - è illuminato dai faretti elettrici e circondato da un muro, il loro è infinito e rischiarato dalla luna; noi abbiamo la piscina con l'acqua trattata, loro un ruscello con rane, pesciolini e tantissime sorprese; noi andiamo al supermercato per comprare il cibo che cuociamo nel microonde mentre il loro, profumato dal fuoco, è coltivato nell’orto;

noi abbiamo lo stereo, loro ascoltano i grilli, gli uccellini e la pioggia che tamburella sul tetto; noi siamo sempre connessi al cellulare mentre loro sono collegati ai prati, agli animali, al cielo, agli amici, anche ai loro problemi che affrontano tutti insieme davanti al caminetto, con un bicchiere di vino in mano, per poi brindarci su».

L’uomo fremeva non sapendo da dove cominciare a confutare le assurde considerazioni del figlio che, tuttavia, lo lasciavano senza parole. Avrebbe voluto starsene zitto per un po’, l’imprenditore, ma non ora.

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Ogni settimana
ho innaffiato un seme
che è diventato un fiore, infine un libro

LA BELLEZZA NEL QUOTIDIANO 

per racchiudere gli articoli pubblicati sul Giornale di Brescia

per dar voce alla bellezza che, sempre e comunque, impregna l'esistenza

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«Una mattina di 40 anni fa, mentre mi facevo la barba ed ero davanti allo specchio con le guance insaponate - racconta sul palco di Ted con voce serena Arnaldo Graglia - mi sono chiesto cosa volessi fare da grande. Ero libero, il mio lavoro di manager mi piaceva, avevo denaro, perché dunque quella domanda?» 

Arnaldo in quell’istante percepì che oltre quella sua felicità doveva esserci molto di più e sentì che per sfiorare quel ‘di più’, avrebbe dovuto rinascere.

«In 24 ore - continua - ho abbandonato le vecchie abitudini che servono a sopravvivere, ma non a crescere, quali la mondanità, il tennis e gli amici con i quali la sera uscivo a divertirmi. Non ho mollato il lavoro dal quale mi sarei sganciato più tardi e sono qui, 40 anni dopo, a dirvi cosa ho scoperto».

Arnaldo paragona il suo percorso a un nuovo progetto che, per essere sviluppato, «andava coltivato con intenzione, pazienza, perseveranza, sentimento e attenzione verso gli altri». L’obiettivo finale era connettersi con tutto ciò che lo circondava: persone, animali, natura, cose. 

Da dove cominciare? «Dal non nuocere agli altri - dice - ma a me che non ero un santo e avevo le mie antipatie serviva un addestramento; lo trovai nell’amorevole gentilezza, una pratica che genera un effetto simile a quello della primavera quando, dopo l’apparente morte invernale, al primo raggio di sole spuntano germogli e fiori.

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