QUANDO L'AMICIZIA ARRIVA AL GALOPPO

“Arriva sempre prima o poi il giorno in cui non puoi più far finta di niente. Il mal di vivere ti sta sommergendo. Devi fare qualcosa - racconta Susy Bombana nel suo libro ‘Spirit’ - Mi sento un sacco vuoto dove nemmeno il nulla trova spazio.

Ho 53 anni e sulle spalle porto di tutto”. Per uscire dall’impasse Susy decide di calpestare un tratto del Cammino di Santiago.

Il primo giorno, sovrastata da fatica ed emozioni, si sente male. “Entro in un bar, inizia a girarmi la testa, mi siedo”. La donna perde i sensi e, mentre cercano invano di rianimarla, viene attraversata da una scarica elettrica. È un tuono fortissimo che la porta via.

“Sono entrata in un tunnel, un canale di luce bianca, calda, corposa - racconta - Era una bellissima sensazione. In un attimo ero in un altro luogo. La luce mi stava travolgendo con la dolcezza del suo calore. Leggera come una piuma volavo sulla testa delle persone che in quel momento erano all’interno del locale preoccupate per un corpo riverso a terra”.

Susy sentiva urli, tristezza e parole a lei incomprensibili e avrebbe desiderato dir loro che stava bene, ma dalla bocca non le usciva alcun suono. 

“A un certo punto ho sentito venire verso di me uno scalpitio di zoccoli e il nitrito di un cavallo. Mi sono girata…”.

In quel momento una forte scossa l’ha riportata nel corpo dove subito ha sentito dolore. Quando ha aperto gli occhi la luce non c’era più e lei era in ambulanza a sirene spiegate verso l’ospedale.

Al suo ritorno a Padenghe sul Garda Susy conosce una coppia di futuri amici e, al primo invito a casa loro, scopre che invece di un cane hanno Missy e Dakota, due cavalli.

“Brucano tranquillamente in giardino come se fosse la cosa più naturale del mondo, un po’ ci osservano, a volte entrano in casa a prendersi una mela (…) e lì, fra quei musi pieni di sguardi, scoppia l’idea: prenderò un cavallo”.

Del mondo equino Susy non sapeva nulla, ma quando le dissero che una certa Alessia di Milano regalava un cavallo, si precipitò a vederlo. L’argentino era in un piccolo box da parecchio tempo.

Alessia spiegò che gli insetti lo stavano divorando, per questo la sua coda era a metà e la criniera corta e spelacchiata.

“Io credo di non averla ascoltata, guardavo intensamente gli occhi di lui, tristi, pieni di lacrime”. In pochi attimi Susy e il cavallo (da lei battezzato Spirit) condivisero le rispettive paure e disillusioni come vecchi amici che si conoscono da sempre.

“Per un attimo mi sono persa nel suo sguardo e, in quella frazione di secondo, mi sono ritrovata in quel bar a Santiago, il corpo a terra, il tunnel. Sei tu il cavallo che era lì vicino a me nella luce, ti riconosco!”

Senza sapere come avrebbe fatto a organizzarsi e a mantenerlo, Susy decise di prendere Spirit per donargli la libertà di vivere nel verde dando così inizio a una storia straordinaria di amicizia, crescita e arricchimento reciproco che, nel suo libro ‘Spirit’, descrive come un viaggio di trasformazione che l’ha portata a ritrovare se stessa.

Il giorno in cui Susy andò a prendere Spirit a Milano era un martedì di settembre. L’argentino scese dal Van, si guardò attorno e prese a rotolarsi sull’erba. E quello fu solo l’inizio.

  
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