Bianca Brotto
Diffondiamo Bellezza
SENZA L'AMORE L'UOMO MUORE PRIMA perché non riconosce più il bene
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L’uomo folle escogitava modi originali per sorprendere i compaesani con le sue parole. Un giorno, al megafono, trattò il non senso del vivere «sotto l’incalzare degli obblighi, impegnati a sommergere le nostre bassezze nella menzogna e nell’opportunismo.
Tutto ciò fa sì che i pochi attimi di gioia, il più delle volte, soddisfino soltanto il nostro egoismo. Ecco perché l’uomo ha bisogno dell’Amore.
Senza amore l’uomo muore prima perché non riconosce più il bene e finisce per identificare il male con il dolore e il bene con il piacere, stravolgendo il senso della vita e camminando verso l’autodistruzione».
Poi l’uomo folle spariva ben sapendo che «per ognuno c'è un tempo per ogni cosa».
Eraldo Pampagnin mi lesse i suoi racconti sull’uomo folle nella galleria dove, a Soprazzocco di Gavardo, esponeva e realizzava i suoi quadri.
Aveva da poco comprato tre grandi tele per dipingere il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo se solo la vita gli avesse donato ancora un sorso di energia, ma così non fu.
Eraldo se ne è andato in questi giorni. Il suo ultimo filo di voce, che lui sapeva essere l’ultimo, fu per dirmi: «Ogni volta che invocherai il Padre, il Figlio e lo S.S non sarai mai sola».
Non gli interessava comunicarmi come stesse il suo corpo, anzi, disse che quell’aspetto non aveva alcuna importanza.
«Non ho paura di morire» affermava mentre coglieva ogni secondo per parlarmi di Dio, perché di Dio era impregnato.
Quando gli portavo amici bisognosi di aiuto perché prossimi al traguardo, Eraldo, seppur la sua salute fosse incerta, sempre li accoglieva donando gioia e regalando loro parole che attraverso di lui fluivano potenti, consolatorie, vere.
Eraldo era così: un cuore spalancato sul mondo e arreso alla vita.
Sul web non ha lasciato traccia, eppure per anni ha condiviso la sua fede granitica alla radio; era scoppiata la guerra in Bosnia Erzegovina (1992-1995) e le migliaia di ascoltatori spedivano cibo e vestiti per sostenere Medjugorje.
Eraldo organizzò numerose spedizioni per portare quei beni nel paesino bosniaco accerchiato dalla guerra (ma che sembrava protetto da un velo mariano, velo che a Eraldo fu anche dato di vedere).
A conflitto concluso, quando gli chiesero di accompagnare ogni mese gruppi a Medjugorje, lui, che lavorava in proprio, accettò perché le questioni dello Spirito avevano sempre la precedenza.
Disse «sì» anche ai sacerdoti che riunivano nelle chiese milanesi, dove prima abitava, centinaia di fedeli desiderosi di ricevere il dono del «riposo dello Spirito» che fluiva attraverso Eraldo a beneficio di tutti.
Eri così, grande Uomo: umile, pacifico, c’eri sempre se ti chiamavo, ma stavi volentieri nel tuo silenzio pieno in realtà del«l’amor che move il sole e l’altre stelle».
Grazie per essermi stato amico e guida. Per te la morte è un premio, uno sfociare in quell’Amore che fin da bambino ti è stato compagno.
L’uomo folle un giorno ha detto: «Forse è ancora troppo presto perché le mani si alzino verso il cielo, ma tornerò nel tempo che verrà, per sincerarmi… se poi ci sarà ancora tempo».
Ora il tempo non c’è più, ma c’è l’eternità del tempo presente dove tu, gigantesca anima, ancora esisti. Lì siamo e saremo sempre insieme.
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