Agosto 2016. Un amico che non sentivo da anni pronunciò una parola che non aveva nulla a che vedere con il camminare, ma che fece scattare in me un inconsulto imperativo: “Vai a calpestare un pezzo di Via Francigena”.
Non avevo mai intrapreso cammini, ma sette giorni dopo partii. Sbagliando scarpe e zaino, ovviamente.
Pensavo che la difficoltà del cammino fosse lo sforzo fisico dei chilometri. No. Il problema non è la fatica, ma il dolore ai piedi, alla schiena, alle spalle e ai fianchi.
Eppure si può avanzare con una tenaglia negli scarponcini che ti stritola le dita e decidere di portare l’attenzione sulla bellezza del paesaggio, come quando si soffre per una ferita che ancora sanguina, ma si alza lo sguardo per contemplare un gabbiano e il suo insegnarci a ‘volare alto’.
Poi c’è lo zaino che, se contiene inutili zavorre, rende gravoso il procedere.
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