Bianca Brotto
Diffondiamo Bellezza
L'AMORE NON SI TRAVESTA DA PRETESA
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Si narra di quel padre ricco che, per mostrare al figlio quanto fosse privilegiato, lo mandò per qualche giorno presso una famiglia di contadini.
Quando il bimbo tornò a casa esclamando quanto fossero fortunate quelle persone, il padre strabuzzò gli occhi e chiese: «In che senso, scusa?»
«Il nostro giardino - rispose il bambino - è illuminato dai faretti elettrici e circondato da un muro, il loro è infinito e rischiarato dalla luna; noi abbiamo la piscina con l'acqua trattata, loro un ruscello con rane, pesciolini e tantissime sorprese; noi andiamo al supermercato per comprare il cibo che cuociamo nel microonde mentre il loro, profumato dal fuoco, è coltivato nell’orto;
noi abbiamo lo stereo, loro ascoltano i grilli, gli uccellini e la pioggia che tamburella sul tetto; noi siamo sempre connessi al cellulare mentre loro sono collegati ai prati, agli animali, al cielo, agli amici, anche ai loro problemi che affrontano tutti insieme davanti al caminetto, con un bicchiere di vino in mano, per poi brindarci su».
L’uomo fremeva non sapendo da dove cominciare a confutare le assurde considerazioni del figlio che, tuttavia, lo lasciavano senza parole. Avrebbe voluto starsene zitto per un po’, l’imprenditore, ma non ora.
Adesso gli toccava il ruolo di educatore e, soprattutto, di difensore del mondo che aveva costruito. Alle sue ferite avrebbe pensato più tardi, o forse mai.
Ribatté: «Non sei felice di abitare in una bella casa e di avere tutto quello che abbiamo?»
Il ragazzino fissò il padre dritto negli occhi e disse: «Tu, papà, non ci parli mai dei tuoi problemi e la sera ti addormenti davanti alla televisione, mentre la mamma chatta al telefonino e io me ne sto in camera a giocare con la Play.
La nostra casa non ha spifferi ma io - esitò - ecco, adesso io… mi sento solo».
All’uomo il colpo al cuore arrivò dritto e secco. Gli fece male. Non solo perché il figlio fotografava la realtà, ma perché anche lui, nel suo intimo, percepiva che le giornate si susseguivano in una corsa alienante dalla quale non poteva esimersi perché l’azienda cresceva sempre più e, di pari passo, gli impegni.
Come un bliz si insinuò in lui il ricordo dell’anno prima, quando era arrivato come un ladro alla fine della recita scolastica del figlio infilandosi di sottecchi fra i genitori per farla franca e scoprendo, poi, di non averla affatto fatta franca, perché a un bambino le cose essenziali non sfuggono mai.
Si era vergognato di sé, quella volta, eppure l’aveva fatto ancora ripetendosi: “Come può uno che lavora andare al torneo di tennis del figlio in pieno pomeriggio? Pretese assurde”.
Sì, assurdo, perché l’amore non dovrebbe mai travestirsi da pretesa. Chi ci ama, infatti, non desidera affatto cambiarci la vita ma solo entrarci, per condividerla con noi.
Come quel padre, capita anche a noi di sentire che qualcosa ci sta sfuggendo e che quel qualcosa è sostanziale. Che il disagio ci arrivi come sussurro che fa capolino fra i pensieri o come dolorino che si insinua nel nostro cuore, poco importa; quel che fa la differenza è il nostro decidere di ascoltarlo perché finché siamo nel tempo, abbiamo ancora tempo. Tempo di amare.
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#11giugno2022
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