Bianca Brotto
Diffondiamo Bellezza
MARCO AMA COSì, MA NON LO AMMETTERÀ MAI
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Era iscritto all’I.T.I.S Castelli l’adolescente dai capelli lunghi un metro, ma disertava quasi sempre l’aula per girovagare in città. Non aveva vizi né dipendenze fatta eccezione per l’indomita urgenza di respirare il cielo. Era un bisogno sconfinato, il suo, che le pareti scolastiche non riuscivano a contenere.
Alla seconda bocciatura fu iscritto alla Scuola Bottega e mandato a imparare il mestiere del pasticcere in un laboratorio a pochi metri da casa.
Marco iniziò a frequentare scuola e bottega ma, di lì a poco, riprese a sgambare per la città avendo cura, prima di tornare a casa, di sporcarsi di farina o di marmellata. Il trucco funzionò finché suo padre non lo scoprì e, con un silente e secco pugno in faccia, lo rispedì ai suoi doveri.
Per qualche giorno, sotto il controllo serrato di un’insegnante, Marco filò dritto ma, non appena la profe allentò la stretta, riprese il largo come un pirata che, con il vento in poppa, vive di libertà.
Il ragazzo era così, incontenibile e indomabile, e mi chiedo quale trasformazione alchemica l’abbia portato, oggi, a vivere tutto il giorno (e se deve seguire la lievitazione con pasta madre delle sue creazioni anche tutta notte) fra le pareti del laboratorio della pasticceria di Sarezzo dove la gestazione di una brioche dura tre giorni e di un panettone due.
La risposta sta nel fuoco che gli arde dentro, fuoco al quale Marco ha dato un nome: sfida.
«Non si può continuare con il solito panettone mele e cannella o pere e cioccolato, lo sappiamo già che funziona» afferma il pasticcere ribelle che, a questo giro,
coniuga ingredienti inediti in un concerto di sapori che lo vede dirigere, a fianco dei classici gusti ai marroni, al cioccolato, allo champagne, nuovi orchestrali quali zucca-castagne-limone, pistacchio-mandarino-lampone, zafferano-liquirizia-amarena.
Con il teschio (per lui simbolo di protezione, amore, famiglia, ma anche libertà) disegnato sulla maglietta, sul grembiule, a volte persino sulle scatole delle sue creature, l’originale direttore d’orchestra si sta cimentando in questi giorni con le ultime prove della sempre nuova sinfonia natalizia.
Sono trentasette anni che non scappa più, il pasticcere pirata. Contenuto dai muri rassicuranti dell’Antico Caffè di famiglia e dalla corazza che si è costruito, non si alimenta dei complimenti di chi gli riferisce la vittoria dei suoi panettoni alle degustazioni delle cene private, ma del silenzioso sbirciare il lento scorrere del piacere gustativo di alcuni clienti che assaporano a piccoli morsi brioche o panettone.
«È osservando la loro espressione che sento di aver fatto qualcosa di buono» racconta.
Marco vive nel regno senza tempo del suo laboratorio artigianale. Il senza tempo di quel qualcosa più forte di lui che gli impedisce di fermarsi. Il senza tempo della sfida che lo comanda ma solo perché lui, a quella sfida, ha detto sì.
Osservo Marco Zanoni e mi chiedo se sia più pirata, direttore d’orchestra o prigioniero del senza tempo. Di certo è un esperto conoscitore dell’arte pasticcera che, fra teschi e irriverente creatività, è il mezzo attraverso il quale il suo cuore trapela.
Marco ama così, ma non lo ammetterà mai.
L'immagine pubblicata dal GDB è per errore quella dell'albero di fico di sabato scorso, ho provveduto ad un collage per mostrare l'immagine che avevo scelto
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