Poi quel giorno arriva, per chi nemmeno conosciamo, per chi ci è molto vicino, infine per noi. Non siamo forse qui per questo? Per accettare che la vita continua e che quella che chiamiamo morte è in realtà una rinascita?
Questo è il momento di credere, di fidarsi e di affidarsi. Il Grande Regista, “l’Amor che move il sole e l'altre stelle” ci sussurra: «Non aver paura, figlio mio, non sei solo, apri il tuo cuore, stai solo tornando a casa».
Io, queste parole, non avrei mai voluto scriverle, ma due settimane fa una donna meravigliosa ha spiccato il volo e il sipario è calato sui nostri occhi fisici impedendoci di vederla e lasciandoci sospesi nel vuoto di uno spazio vacuo, in balia di un polverone emozionale che contiene non solo il lascito di colei che è partita, ma anche chi veramente siamo; perché la morte ci denuda, tutti.
Zia Marisa (Messa) ha seminato fra Brescia e Vigevano i punti cardine del suo esistere:
rendere piacevole la vita a chi ci circonda,
dire sempre la verità,
battersi per la giustizia,
lavorare su di sé per correggersi,
essere accoglienti pacati e pazienti,
affrontare le difficoltà senza scoraggiarsi
e, in primis, aver cura della propria anima.